Stéphane Hessel, Indignatevi!, Torino,
Add Editore, 2011, pp. 61, ISBN 978-8896873-25-0.
Gli eredi del Consiglio Nazionale della Resistenza [organismo nato
durante la seconda guerra mondiale con l’obiettivo preciso di stilare un
programma di governo in previsione della liberazione della Francia dal nazismo
ndr] non avrebbero avallato le attuali politiche xenofobe e razziste nei
confronti dei sans-papiers, le espulsioni, gli attacchi allo Stato
sociale. Ne è certo Stéphane Hessel che, tramite questo breve libretto, ha
voluto affidare alle generazioni del XXI secolo, le sue più importanti riflessioni
sull’attualità e sul mondo contemporaneo. Riflessioni che oggi, a pochi mesi
dalla sua scomparsa, risultano un prezioso testamento spirituale.
Quando i nostri politici ci dicono che non ci sono abbastanza risorse per
le politiche sociali volte a tutelare i cittadini più deboli, mentono – dice
Hessel – perché dalla Liberazione ad oggi «la produzione di ricchezza è
considerevolmente aumentata» (p. 9). Piuttosto è la società del «sempre di più»
(p. 13), della privatizzazione, della produttività e del consumo ad ogni costo
a ledere i diritti umani nel nome di una competitività ogni giorno più spietata
e disumana.
Manca ai giovani del nuovo millennio, l’indignazione che ha
contraddistinto tutte le azioni più importanti dei giovani della generazione di
Hessel. Questa assenza di rabbia e la rassegnazione che ne consegue, sono due
facce della stessa medaglia: l’immobilismo, l’incapacità di incidere nei
processi e di determinare il cambiamento, perché «quando qualcosa ci indigna
[…] allora diventiamo militanti, forti e impegnati» (p. 10). L’autore accenna
al suo percorso di vita, alle letture che l’hanno formato – il pensiero
libertario di Sartre, le opere di Hegel e Benjamin – regalandoci delle sintesi
preziose e molto incisive del pensiero dei filosofi più importanti che ha avuto
modo di studiare e approfondire nell’arco della sua lunga vita.
Oggi come ieri, la capacità di indignarsi produce quell’impegno
indispensabile a combattere alcuni dei mali peggiori del mondo postmoderno: il
divario sempre più forte tra ricchi e poveri e l’emancipazione dai
totalitarismi. Lo sapeva bene Hessel che – tra l’altro – aveva contribuito,
insieme con Eleanor Roosevelt, John Peters Humphrey e Charles Malik, alla
stesura della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, adottata dalle
Nazioni Unite il 10 dicembre 1948 a Parigi: i diritti universali devono essere
rispettati dagli Stati membri dell’ONU e nessuno può rifugiarsi dietro l’alibi
della piena sovranità per eludere i principi fondamentali del rispetto
dell’individuo.
Ispirandosi al contenuto di quella Dichiarazione, Hessel non può che
condannare la politica israeliana nei confronti dei palestinesi. Tacciato di
antisemitismo dal «Bureau National de Vigilance Contre l’Antisémitisme» –
accusa che Hessel ha peraltro sempre respinto fermamente ricordando le sue
origini ebraiche per parte di padre – ha conosciuto di persona i campi profughi
dei palestinesi cacciati dalle loro terre, ma anche Gaza che ha definito
fermamente «una prigione a cielo aperto» (p. 21). Pur non giustificando Hamas,
Hessel ci invita ad una riflessione più complessa sulla violenza che, spesso,
non è altro che l’esito di situazioni disumane, impossibili da tollerare. Il
terrorismo diventa dunque una forma di «esasperazione» che annulla ogni
speranza. Non si tratta di perdonare i terroristi ma di comprenderli. Perfino
Sartre – pur avendo in tante occasioni riflettuto su come l’unico modo per
porre fine alla violenza fosse il ricorso alla violenza stessa – alla fine
della propria vita arriverà «a interrogarsi sul senso del terrorismo e a
dubitare della sua ragion d’essere» (p. 25). La speranza deve necessariamente
ritornare ad essere la vera protagonista del cambiamento e la non-violenza la
migliore strada percorribile sia da parte degli oppressi che da parte degli
oppressori. Per intraprendere questo cammino verso un futuro migliore è
necessario il rispetto assoluto dei diritti umani la cui violazione deve
suscitare sdegno e reazione nelle nuove generazioni.
Indignatevi! È diventato così il manifesto di un’epoca buia, un invito
ad alzarsi, combattere e denunciare ogni qualvolta ci si trova dinanzi a
un’ingiustizia. Tradotto in 30 lingue e venduto in 4,5 milioni di copie
quest’opera ha ispirato il movimento degli Indignados d’Europa e
America.
Il testo contiene anche – per scelta dell’editore – due appendici molto
importanti: l’Appello dei Resistenti alle giovani generazioni dell’8 marzo 2004
(pp. 43-47) di cui Hessel è uno dei firmatari e La Dichiarazione Universale dei
Diritti dell’Uomo (pp. 48-61).
Alessandra Mangano