Il «sogno» di Keplero. La Terra vista dalla Luna in un
racconto del grande astronomo tedesco,
a cura di Anna Maria Lombardi, Milano, Sironi editore, 2009, 160 pp.,
(Galàpagos, 34), ISBN 978-88-518-0111-3.
La
Luna, l’unico satellite naturale della Terra, è da sempre fonte di miti, sogni
e credenze popolari.
L’affascinante
disco notturno è stato anche, e soprattutto, oggetto di osservazioni
astronomiche e fisiche, ed è questo il caso rappresentato da Il sogno di Keplero, breve composizione
dell’astronomo, matematico e musicista tedesco, Kepler (27 dicembre 1571 – 15
novembre 1630), padre della scoperta delle leggi che regolano il movimento dei
pianeti.
Il somnium si presenta come un breve
racconto fantascientifico, anche se l’autore dichiara di volere convincere i
sostenitori della teoria geocentrica dell’esatto contrario, e spingerli a
credere, a seguito di alcune dimostrazioni, nell’opposta visione dell’Universo,
che prevede la centralità del Sole ed il movimento di tutti gli altri Pianeti,
Terra compresa, come enunciato da Copernico.
La
componente fantastica è data dalla descrizione di una Luna abitata, il libro
presenta una trama semplice, in cui è possibile riconoscere alcuni personaggi e
situazioni della vita di Keplero, riscontri chiariti dalle note al testo, da
lui stesso stilate ed aggiunte molto tempo dopo la prima stesura.
Protagonista
è Duracoto, nato nella arretrata ed isolata terra di Islanda, la cui situazione
familiare è riconducibile a quella dell’autore: privo del padre e con una
figura materna – Filolxhilde, questo il nome della donna – costretta a lavorare
per il mantenimento della casa e descritta come un soggetto strano e
misterioso; nella realtà dei fatti il padre dell’astronomo era spesso fuori per
lunghi periodi, mentre sulla madre aleggiavano sospetti di stregoneria, che le
causò difatti tale accusa.
Duracoto
va via di casa per andare a lavorare con l’astronomo Tycho Brahe, che figura
come personaggio nell’economia del racconto, e di cui diviene apprendista.
Inizia
così una meticolosa descrizione della Terra osservata dagli abitanti lunari,
con la spiegazione di leggi, moti, rotazioni, eclissi e fenomeni astronomici,
che accomunano la natura lunare a quella terrestre, e ciò a conferma della
teoria copernicana.
Spesso
il somnium viene giustificato come un
vero e proprio sogno fatto da Keplero e messo su carta; fatto sta che la prima
stesura, sotto forma di saggio, risale al 1593, quando era ancora uno studente
all’Università di Tubinga.
Quando
nel 1630 Keplero muore, il somnium,
che aveva attraversato diverse stesure e perfezionamenti, risulta concluso e
corredato dalle note, ma non ancora dato alle stampe; sarà uno dei figli,
Ludovico, a portarne a termine la pubblicazione, dopo avere trovato un mecenate
– la cui lettera dedicatoria è inserita nelle Appendici [pp. 141-151] al libro – quattro anni dopo la morte del
padre.
Sogni e
sfere astronomiche si intrecciano spesso nel repertorio della letteratura e
dell’immaginario popolare, ed elementi comuni si trovano in scritti precedenti
il somnium, e citati dallo stesso
astronomo tedesco.
Il
primo ad essere citato è il volto della
Luna, opera di Plutarco, risalente al II secolo d. C.; anche qui si narra
di un sogno, ed anche qui si prende in considerazione la possibilità che il
satellite sia abitato, con uno stile che oscilla tra il trattato scientifico e
il racconto letterario.
Il
secondo testo citato è la Storia vera di
Luciano di Samosata, che narra di quando la sua nave venne rapita da una
tempesta e trasportata sulla luna, anche questo risalente al II secolo d. C.
Anche
la scelta del sogno è stata spesso utilizzata nella tradizione letteraria: si
pensi a Cicerone, Platone, Plutarco, fino ad arrivare al più recente Carrol.
Il
sogno assume un valore sacrale, è veicolo di una conoscenza altra, sia essa più
o meno attendibile, rispetto a quella terrena.
Con il
sogno l’autore può affidarsi ad un messaggio ultraterreno, ad un daimon inconscio, che giustifica chi
scrive, essendo egli solo un tramite per la trasmissione dei fatti.
34°
titolo della collana Galàpagos della
Sironi editore, Il sogno di Keplero è
stato ben tradotto e ben curato da Anna Maria Lombardi, collaboratrice del
Dipartimento di Fisica dell’Università degli Studi di Milano, dell’Osservatorio
astronomico di Brera e del Civico Planetario di Milano. Anche l’impaginazione e
la veste grafica contribuiscono alla ottima resa del volume.
Agostina
Passantino
Grazie!
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