Marco Pomar, Cronaca Dannata. Diario semiserio di due anni
vissuti pericolosamente, Palermo, Leima, 2013, 192 pp., ISBN
978-88-98395-06-4.
Garry
Kasparov, campione di scacchi, bloccato e malmenato dalla polizia russa. È
stato difeso dai pedoni (settembre 2012).
Inventata
una crema per tornare vergini. Va a ruba tra le sette sataniche (settembre
2012).
La Sicilia
abolisce le province. Da domani sarà divisa ufficialmente in mandamenti (marzo
2013).
Papa
Francesco predica bene ma Ratzinger male (luglio 2013).
Bobby Solo
all'ospedale. Ennesimo caso di malasanità (ottobre 2013).
Multata in
via Montenapoleone la 500 di Lapo. Era andato a passeggiare Elkann (ottobre
2013).
Pubblicato da Leima Edizioni, Cronaca
Dannata è un diario satirico dell'autore palermitano Marco Pomar. Quasi 200
pagine a colori nelle quali alle freddure e ai brani satirici di Pomar – tutti
di ottimo livello, tra la risata amara, l'irriverenza cinica e il nonsense giocoso – si affiancano le
vignette di Dario Corallo e i fotomontaggi di Mimmo Calabrò. Un'operazione
intelligente che fornisce una narrazione “diversa” del panorama politico
nostrano dal 2011 a oggi. Tanti piccoli pezzi per un puzzle che, nel complesso,
risulta originale e divertente, oltre a fornire notevoli spunti di riflessione.
L’Associazione LIBRidO ha intervistato l'autore.
Scrivi racconti – a volte anche
“seri” – e scrivi satira. Cosa ti riesce più facile? Quali sono gli approcci al
“momento creativo”? Che importanza hanno, nella tua vita, le due formule?
Sono due cose, ovviamente, molto diverse. Il racconto breve è una storia
con un inizio e una fine; può essere comico, ironico, sarcastico, amaro,
commovente, o avere dentro tutto questo e anche altro. La battuta satirica è
una revolverata, rapida e secca. Mi piacciono entrambe, mi è difficile
scegliere. Direi che anche nei miei racconti più “seri” si trova sempre una
nota di dissacrazione. Odio chi si prende troppo sul serio, nella vita e nella
scrittura. Nella mia vita di scrittore sono due momenti ugualmente importanti,
dal momento che i social ti
costringono alla sintesi.
Da quanto tempo scrivi racconti? E
satira? Qual è stato il tuo percorso?
Scrivo da tanto, con continuità da più di 15 anni. La scrittura è un
bimbo che cresce solo se alimentato a dovere, diventa adolescente e poi, non
sempre, adulto. Scrivere aiuta a scrivere meglio. E avere una risposta dai
lettori, un feedback, è importantissimo per riuscire a migliorarsi, a capire
cosa funziona di più e cosa meno. Scrivo satira dallo stesso tempo, anche se
con gli anni mi è stato più chiaro che quella era la mia cifra stilistica
migliore.
Le freddure raccolte in Cronaca Dannata denotano una grande capacità tecnica. Riesci a trovare il gioco di
parole giusto per ogni occasione. È una capacità maturata nel tempo e in
qualche modo “elaborata” – (ci hai, in qualche modo, studiato su) – oppure ti è
sempre venuto così, naturale?
Si parte da una caratteristica, una vena satirica che hai o non hai. Poi
tutto ciò va alimentato e, come in ogni cosa, bisogna lavorarci su. La
scrittura, come si pensa erroneamente troppo spesso, non è soltanto ispirazione
e talento, ma anche tecnica e applicazione.
Cosa ne pensi del bombardamento di
satira a cui assistiamo (soprattutto) con Facebook? Mi spiego con un esempio
personale: il sito Spinoza.it, quando è nato, mi sembrava una bomba di creatività,
qualcosa di veramente nuovo. Adesso però la sua formula viene ripetuta e
rilanciata da tutte le parti, tanto insistentemente e ossessivamente che a me
sembra che qualcosa si sia perso per strada. E se prima scherzare su tutto, in
quel modo cinico e dissacrante, mi sembrava qualcosa di coraggioso e creativo,
adesso avverto generalmente come un sottofondo di livore, impotenza e aridità.
Ma forse sono soltanto mie impressioni.
Non hai torto. I social network
consentono a tutti di dire tutto. Il che è un bene in generale, ma contiene in
sé il rischio dell’equiparazione totale, a detrimento della qualità. Sostengo
che è difficile riconoscere un diamante se gettato insieme ad un mucchio di
pezzi di vetro. Per quanto riguarda il confine tra cinismo dissacrante e livore
fine a sé stesso, il confine è sottile ma c’è. È quello del buon gusto.
E cosa mi dici della satira pre-tutto
(prima dei social, prima di internet)? Tipo il leggendario Cuore (che conosco per sentito dire) o giornali e allegati di quel tipo?
Io sono cresciuto leggendo prima Il
Male, poi Tango e Cuore. Il primo era volutamente sopra le
righe, e mischiava trovate geniali ad altre forse troppo forti, con la ricerca
dello scandalo a tutti i costi. Tango
e Cuore erano il top della satira in
Italia, anche per quello di cui dicevamo prima, la mancanza di altri
palcoscenici dove esibirsi. Conservo ancora tutti i numeri di Tango in
originale. Satira politica e comicità pura insieme.
E in Sicilia? Quali sono le tue
ispirazioni? Quali persone hai conosciuto che ti hanno fatto crescere e
arricchire culturalmente?
I miei maestri di umorismo sono tutti a caratura nazionale. Da Achille
Campanile fino a Stefano Benni e Michele Serra. Per quanto riguarda la
scrittura in generale, trovo utilissimo il confronto con altri scrittori de visu, persone con le quali
condividere i propri testi, affinando e migliorando il proprio stile. In questo
la mia maestra è stata Beatrice Monroy, insieme a tanti altri bravi scrittori
usciti dai suoi laboratori.
Una domanda sui "live", i
reading che fai in giro per librerie, locali e iniziative simili. Come giudichi
questo tipo di formula? Quale utilità e quale importanza?
Li considero una palestra eccellente. Per quanto riguarda la narrativa,
la letteratura in generale, non è detto che un buon testo sia altrettanto
funzionante se ascoltato e non letto. Nemmeno se a farlo è un grande attore.
Aggiunge e modifica sempre qualcosa, e la fruizione cambia completamente. Il
libro va letto, insomma, non ascoltato. Diversa è la cosa per brevi testi
satirici, che invece ben si prestano a questo gioco. Insomma, se un racconto fa
ridere, se funziona, lo farà anche nella diversa formula.
Nino Fricano
Dono dell'editore |
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