Oliver Sacks, L'uomo che scambiò sua moglie per un
cappello, Milano, Adelphi, 2001, 318 pp., (Gli Adelphi, 190), ISBN
9788845916250.
La mente è un universo. Il dolore è un universo. Attraverso la mente e il
suo dolore è possibile scoprire l'anima imperscrutabile e la sua molteplicità.
L'uomo non è solo memoria, sinapsi e processi neuronali. C'è dell'altro.
Non sono un medico e poco conosco della mente e dei suoi arcani
meccanismi, quindi mi ritengo il meno adatto a esprimere un parere su questo
libro.
Oliver Sacks è un medico, un neurologo credo, che annota le sue
esperienze e le sue riflessioni generate dal contatto con i pazienti. Non si
tratta di un romanzo, bensì di un diario vero e proprio, che racconta fatti
realmente accaduti. Conosco tuttavia niente dell'autore-medico, ma quello che
le pagine di questo libro narrano è l'umanità, la pazienza e l'amore verso i
pazienti. Spesso abbiamo un'idea infida dei medici. Forse conoscere un medico
come Oliver Sacks, ci aiuterebbe a cambiare idea.
Non voglio (o meglio non posso) addentrarmi sulle anamnesi e sui pareri
medici, ma voglio di certo tenera a mente le anime dei pazienti del dottor
Sacks.
In queste pagine nessun malato è lasciato solo o abbandonato o deriso.
Ognuno è accettato con la dignità di essere umano che tutti meritano, pur
rispettando la natura e le peculiarità di ciascun protagonista.
Ogni episodio narrato è una scomposizione e rappresenta, a mio avviso, un
aspetto fondamentale di qualsiasi persona. Tutto ci riguarda, tutto ci forma.
Qualcuno un tempo mi disse che l'anima è come un albergo fatto di stanze
vuote. Bisogna riempirle di ospiti, affinché l'incuria e la vacanza non
rovinino per sempre la struttura. Le stanze di quest'albergo sono rivolte ai
personaggi che incontriamo nella lettura. Essi, nei momenti di sconforto,
saranno i nostri migliori e autentici amici e consolatori e consiglieri. Credo
che alcune di queste stanze spettino di diritto ai pazienti del dottor Sacks,
ai "Gemelli", a Josè, a Martin, a Rebecca, a Ray, al dottor P., a
Jimmie, a Natasha K., a Bhagawhandi e agli altri. Uomini e donne dall'anima
profonda, capaci di insegnare a vivere nonostante la loro esistenza sia
difficile e la loro forza vitale sia per certi versi inspiegabile.
Piero Canale
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