Bruno Ballardini, Gesù lava sempre più bianco, Roma,
Minimum Fax, 2014, 200 pp., ISBN 88-7521-114-0.
Parlare della storia della Chiesa utilizzando categorie e strumenti del
marketing. È il percorso che intraprende questo libro originale, interessante e
ricchissimo. Gesù lava sempre più bianco
– ovvero: come la Chiesa inventò il marketing di Bruno Ballardini,
pubblicitario e teorico della comunicazione. Il libro, pubblicato per la prima
volta nel 2000, esce ora nella sua quarta edizione riveduta e aggiornata, con
un nuovo capitolo su papa Francesco.
Dunque, il marketing. Questa disciplina che cerca continuamente di
ostentare il suo rigore metodologico e la sua correttezza deontologica forse
«per via dell'assoluto vuoto di etica che sottintende» [p. 14]. Il marketing
che in questa società ormai radicalmente consumistica, risulta «la religione
per eccellenza» [p. 12].
Ma c'è pure la Chiesa. Il marketing e la Chiesa. Il marketing della
Chiesa. Questo libro spazia in lungo e in largo per la storia della Chiesa, rileggendo
la nascita, l'avanzare e l'affermarsi del cristianesimo secondo il punto di
vista del marketing. O meglio: parla della storia dell'affermazione del
cristianesimo come se fosse la più grande operazione di marketing della storia.
Gli spunti sono tantissimi, e le provocazioni di più. Ballardini ha una
cultura notevole e riesce a parlare – con cognizione di causa – di storia,
religione, filosofia, estetica, musica. Racconta aneddoti divertenti, si mette
a fare il giornalista, accosta notizie e fa collegamenti, disquisisce sul
cattivo gusto della Cupola di San Pietro e sulle evidenti illogicità di certi
sillogismi che «dimostrano l'esistenza di Dio». E poi parla di marketing, con
un certo compiacimento nel parlare di grosse questioni storico-culturali con il
lessico tecnocratico ed esterofilo del marketing.
Il libro, oltre alla sua valenza conoscitiva, combatte almeno due precise
battaglie intellettuali:
1) Contro l'Istituzione Chiesa e contro
il Cristianesimo nella sua interezza. L'ostilità è palese, sia a livello
politico sia a livello teorico-filosofico;
2) Contro i cosiddetti “guru del
marketing”, o più in generale contro gli studiosi di marketing che non tengono
in considerazione la storia. Ballardini sembra voler continuamente irridere e
smontare chi afferma che il marketing ha inventato questo e quello. Il
marketing, dice l'autore, si è limitato a riprendere (e definire, e ridefinire)
dinamiche e strategie già abbondantemente utilizzate durante la storia da
tantissime entità di diversa natura a partire, appunto, dalla Chiesa.
Tra le tante cose interessanti del libro c'è l'insistere sulla figura
strategica di Paolo di Tarso. Ovvero: il primo e più importante Marketing Manager della Chiesa, che ha
dettato le regole principali per la diffusione della Marca (il cristianesimo)
in tutto il mondo:
«Paolo Di Tarso preparò il terreno alle grandi campagne pubblicitarie
successive con un'azione mirata di direct marketing (…) rivolgendosi agli
opinion makers, ovvero a coloro che sono in grado di condizionare l'opinione di
un grande numero di persone. Un lavoro del genere permise di stabilizzare
l'immagine della Marca e preparò proficuamente il terreno allo stadio finale
dell'advertising. Paolo dunque indirizzò i suoi mailing a sette forti gruppi di
opinione (i Tessalonicesi, i Corinzi, i Galati, i Romani, i Filippesi, gli
Efesini, i Colossesi) e a tre leader che avrebbero a loro volta svolto
un'azione catalizzatrice verso la Marca (Filemone, Timoteo e Tito). Entusiasta
del direct marketing fino a diventarne un fanatico utilizzatore, Paolo fu a
tutti gli effetti il primo guru della pubblicità postale (…) Ma Paolo
introdusse per primo anche la pubblicità postale nella sua forma più diretta.
Non gli mancarono occasioni per stabilire il primato del cristianesimo come Marca,
declassando l'ebraismo a una sorta di sottomarca che ha fallito quasi
ingannando i consumatori» [p. 99].
Una strategia vincente che sfocerà nell'egemonia culturale e politica del
cristianesimo, che si innesta addirittura nell'Impero romano «quando papa Leone
I (440-461) arrivò a dichiarare ufficialmente che Pietro e Paolo avevano
sostituito Romolo e Remo come patroni di Roma. La Madonna e i Santi avevano nel
frattempo rimpiazzato altre divinità pagane già patrone di altre città. Di
fatto, la Roma cristiana fu il legittimo successore della Roma pagana» [p.
101]. E questa, detta con il linguaggio del marketing, «è la più grande
operazione di positioning
(posizionamento ndr) che la storia ricordi» [p.101].
Poi i concili: «Per quanto riguarda il controllo della qualità, la Chiesa
istituì a partire dalla prima convention di Nicea (325) l'usanza di riunire
periodicamente tutto il management per fare il punto della situazione e
rivedere le linee guida a cui si sarebbe ispirata da lì a seguire. La storia
dei concili, per quanto contraddittoria, porta con sé la traccia di
un'inesauribile ricerca dell'eccellenza che ha preceduto di molti secoli
l'invenzione della qualità totale» [p. 41].
E poi? Il giubileo è l'apice del reparto Organizzazione Eventi della
Chiesa. È la più grande Festa della Marca che la storia ricordi, la Chiesa è il
punto vendita, la messa, l'happening periodico che fidelizza i clienti. Icone,
santini, rosari sono la gadgetteria.
Poi c'è la propaganda, la comunicazione e, infine, una riflessione sulla
“merce” del cristianesimo. Qual è la merce? Forse la merce è la Marca stessa,
Il Cristianesimo, nel suo vortice di significati. E che prezzo ha questa merce?
È gratis. E l'autore sembra chiedersi continuamente: e come si fa a resistere
ad una merce quando è la merce è gratis?
Nino Fricano
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