Giuseppe
Lo Bianco e Sandra Rizza, L’agenda rossa di Paolo Borsellino, prefazione di Marco Travaglio,
Milano, Chiarelettere, 2007, 238 pp., ISBN 978-88-6190-014-1.
Negli ultimi
anni molto è stato detto e fatto per celebrare l’eroica figura di Paolo Borsellino.
Molto poco, invece, si sa dell’ultimo periodo della sua vita, ovvero quei
famosi 56 giorni che separano la strage di Capaci dall’esplosione di via
D’Amelio, quando qualcuno decide la sua condanna a morte.
In questi
ultimi giorni si torna a parlare della famosa agenda rossa di Paolo Borsellino.
Cosa conteneva questo documento scottante che il magistrato palermitano portava
sempre con sé? Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza, in questa pubblicazione del
2007, ricostruiscono e delineano, uno dopo l’altro, gli ultimi 56 giorni di
vita di Borsellino servendosi delle carte giudiziarie, delle testimonianze dei
pentiti, delle confidenze di familiari, colleghi e investigatori.
Vengono
fuori delle pagine al cardiopalma in alcune delle quali si possono veramente rintracciare
stralci di quell’agenda maledetta dove Borsellino annotava le riflessioni e i
fatti più segreti. Qualcuno ebbe fretta di farla sparire: ma chi poteva sapere
che quel documento, che tra l’altro il giudice utilizzava da poco tempo, gli
serviva per annotare i suoi pensieri e i fatti più scottanti? Borsellino poco
tempo prima di essere assassinato, confidò, in lacrime, di essere stato tradito
da un amico. Chi è questa persona? E
perché dopo la strage di Capaci nessuno degli investigatori nisseni, che si
occupavano dell’eccidio, ebbe l’accortezza di interrogare Borsellino che, com’è
noto, doveva sapere molte cose? Sicuramente, dopo l’uccisione di Falcone, era
diventato un soggetto troppo scomodo che sapeva troppo e soprattutto annotava
troppo.
In quell’agenda
doveva essere scritto tanto. Chi incontrava, chi intralciava il suo lavoro in
procura, le verità che andava scoprendo. Lasciato solo negli ultimi giorni
della sua vita, soprattutto da uno Stato se non complice volutamente
indifferente, disse: «Ho capito tutto…mi uccideranno, ma non sarà una vendetta
della mafia…Forse saranno mafiosi quelli che materialmente mi uccideranno, ma
quelli che avranno voluto la mia morte saranno altri».
Biagio
Bertino
Nessun commento:
Posta un commento