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mercoledì 20 marzo 2013

Globalmafia



Giuseppe Carlo Marino, Globalmafia. Manifesto per un'internazionale antimafia, con un contributo di Antonio Ingroia, Milano, Bompiani, 2011, 413 pp., (Tascabili Bompiani, 427), ISBN 9788845266652.

Giuseppe Carlo Marino, ordinario di storia contemporanea, pubblica nel 2011 per la Bompiani, Globalmafia. Manifesto per un'internazionale antimafia. L'intento dello studioso è di dare un chiaro contributo nella definizione di cos'è la mafia oggi. L'elevato numero di pubblicazioni sulla mafia e la nascita di un vero e proprio filone letterario sull'argomento hanno creato non poche confusioni interpretative e giudizi spesso superficiali. L'autore invece, che già nel 1964 scriveva di mafia (L'opposizione mafiosa), cerca di fare ordine e di dare un'identità a un fenomeno, che già da qualche tempo ha varcato i confini nazionali e che ha assunto connotati internazionali e globali, adattandosi pienamente e con successo alle trasformazioni dell'economia mondiale.
In un mondo in cui l'economia è sempre più avvitata alla politica, il malaffare trova terreno fertile per proliferare. La mafia si modernizza: unisce interessi vecchi (racket, stupefacenti, prostituzione ecc.) e interessi nuovi, in cui banche compiacenti e dinamiche finanziarie internazionali giocano un ruolo fondamentale nel riciclaggio di "denaro sporco".
L'analisi di Marino ci mostra come, di fatto, una Internazionale mafiosa esista, prosperi e trovi ferreo sostegno nell'andamento «criminale della politica che ormai appare quasi 'fisiologico' in numerose aree del mondo» (p. 89). La globalmafia è anche l'esito dell'unione delle varie forme di criminalità organizzata e della «sporca finanziarizzazione» determinata dalle varie forme di economia illegale e politica corrotta, alle quali si aggiunge il sostegno delle politiche neoliberali che propugnano la liberalizzazione totale dei «movimenti economici e finanziari, dei movimenti transnazionali umani e commerciali» (p. 80). Non è un caso che le attività più redditizie della mafia siano quelle che prevedano i traffici internazionali di denaro, stupefacenti, rifiuti e vite umane.
Il libro non si limita a una descrizione attenta e puntuale della mafia. Nella seconda parte, come appunto indica il sottotitolo, Marino invita le società civili dei paesi in cui è forte e necessario l'impegno nella lotta alla mafia a costituire una Internazionale antimafia, una contro-egemonia forte di un'alleanza globale, in grado di «disarticolare l'egemonia [mafiosa] e di colpirla nei suoi gangli vitali» (p. 133). «Infatti, quel che comunque urge a tutti i costi – scontando le difficoltà spesso proibitive da affrontare – è intanto restaurare e rilanciare nella cultura e nella dinamica sociale la dialettica tra l'utopia e la realtà. In tale dialettica, l'obiettivo strategico della contro-egemonia è impedire che i ceti dominanti corrotti e corruttori (quale che sia la loro inedita morfologia nazionale-internazionale) continuino nel loro astuto gioco mafioso, inventato dai baroni siciliani, di utilizzare l'offerta di "legalità" formale promossa dagli ordinamenti statali per alimentare le pratiche di sostanziale illegalità del loro dominio» (p. 141).
Nella grande comunità della società civile internazionale – secondo l'autore – un ruolo importante deve essere necessariamente svolto dai sindacati dei lavoratori, poiché è importante per la lotta alla mafia, ripartire dalla dignità, dai valori e dai diritti del lavoro, «troppo spesso umiliati, conculcati e travolti» (p. 141).
Rispetto a molti libri che invitano alla riflessione o si concludono rimarcando le difficoltà di chi lotta contro la mafia, Globalmafia ha il merito di lanciare un momento propositivo e di lasciare uno spiraglio: quello dell'utopia. Il «dio ignoto» – così l'autore chiama l'utopia – è forse l'unica vera forza cui affidarsi e in cui sperare nella costruzione di una «piattaforma di valori e di fini condivisi sui quali fare avanzare la civiltà del nuovo millennio. Al di là dell'impegno ambiguo per un'ambigua e improbabile 'legalità', e al di là di ogni pur meritoria lotta contro la cosiddetta criminalità organizzata, è questa la missione storica di portata generale alla quale è chiamata l'Internazionale antimafia» (p. 156).
La Postfazione (pp. 189-208) è affidata ad Antonio Ingroia, che ripercorre le vicende del pool antimafia dagli anni Ottanta a oggi e le scelte politiche e legislative che negli ultimi decenni sono state adottate per contrastare il fenomeno mafioso. Il suo contributo si conclude esortando a una «presa di impegno globale che possa fare realisticamente ipotizzare anche istituzioni globali per il contrasto a livello globale del crimine organizzato. Una sorta di procura globale antimafia sul modello della procura nazionale antimafia italiana» (p. 208).
Il volume è dotato di un'ampia appendice in cui sono riportate la Dichiarazione universale dei diritti umani (pp. 211-221); la Convenzione internazionale sull'eliminazione di discriminazione razziale (pp. 222-246); la Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale (pp. 247-306); la Convenzione Onu sulla corruzione (pp. 307-399).
Si segnala anche un ottimo apparato di note e di riferimenti bibliografici.
Consiglio la lettura di questo libro per la sua chiarezza e per la sua valenza propositiva.

Piero Canale



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