Visualizzazioni totali

venerdì 5 aprile 2013

Voglia di risposte



Maria Giuditta Milella, Voglia di risposte, Palermo, Carlo e Francesca Milella, 1987, 79 pp.

Prendete una madre che ad un certo punto della sua vita perde la propria figlia per uno stupido incidente stradale. Un incidente sulla via del ritorno a casa. Un incidente in cui una macchina lanciata a folle velocità investe un gruppo di ragazzi che aspettano l’autobus. Mettete che la madre è al lavoro e ad un certo punto riceve una telefonata del professore che la invita a recarsi il più velocemente che può in ospedale, perché la figlia è stata coinvolta in un incidente. Questa è la storia di Maria Giuditta Milella, adolescente che nel 1985 frequentava la III B del Liceo G. Meli di Palermo. Ma questa è anche la storia, intrecciata a doppio filo, di Francesca Milella, che da quel dolore enorme per la perdita della figlia ha trovato la forza di rialzarsi e far nascere qualcosa di veramente importante.
Questo volumetto – in edizione non venale da destinare agli studenti delle scuole – realizzato per conto della Fondazione Maria Giuditta Milella e Biagio Siciliano, a differenza di quello che possa sembrare, non è il risultato istintivo derivato dall’estrema sofferenza per la scomparsa della ragazza. È «un atto d’amore di una mamma» (p. 5), ragionato, a sangue freddo. È una testimonianza di vita vissuta che ci dà una possibilità per riflettere. Questo percorso si articola sui ricordi, filtrati attraverso le lettere e gli appunti che Francesca rinviene e rilegge. In questo suo viaggio recupera anche delle lettere di Lisa, una sua vecchia parente vissuta durante il periodo delle Prima Guerra Mondiale: ciò le dà la possibilità di confrontare le due esperienze di vita, una vissuta in una situazione di «guerra apertamente dichiarata» (p. 13), l’altra, «privilegiata in un’epoca di pace» (p. 13), non si rende conto della guerra che attorno a lei si combatte.
Strutturalmente quindi il testo si articola in due blocchi: uno che riporta le lettere di Lisa, l’altro invece quelle di Titta.
L’amore della madre per la figlia trasuda da ogni singola pagina. A volte così potente da non poter continuare la lettura senza fermarsi per qualche minuto prima di ricominciare. Molti dei pensieri sono accompagnati dal commento o dalla risposta della mamma, in cui Francesca si abbandona liberamente al ricordo di momenti di vita vissuta passati assieme, e dai quali trapela la spensieratezza che caratterizza la giovane età della ragazza.
Insomma, un volume veramente apprezzabile, visto che certe volte si tende a dimenticare chi non è più con noi fisicamente. È proprio questo che non vuole che accada la curatrice del libro che sente forte la responsabilità di mantenere vivido il ricordo della figlia e di far fungere la sua storia da exemplum per le generazioni future.

Vincenzo Bagnera

Nessun commento:

Posta un commento