Giuseppe Carlo Marino, Globalmafia. Manifesto per un'internazionale
antimafia, con un contributo di Antonio Ingroia, Milano, Bompiani, 2011,
413 pp., (Tascabili Bompiani, 427), ISBN 9788845266652.
Giuseppe Carlo Marino, ordinario di storia contemporanea, pubblica nel
2011 per la Bompiani, Globalmafia. Manifesto per un'internazionale antimafia.
L'intento dello studioso è di dare un chiaro contributo nella definizione di
cos'è la mafia oggi. L'elevato numero di pubblicazioni sulla mafia e la nascita
di un vero e proprio filone letterario sull'argomento hanno creato non poche
confusioni interpretative e giudizi spesso superficiali. L'autore invece, che
già nel 1964 scriveva di mafia (L'opposizione
mafiosa), cerca di fare ordine e di dare un'identità a un fenomeno, che già
da qualche tempo ha varcato i confini nazionali e che ha assunto connotati
internazionali e globali, adattandosi pienamente e con successo alle
trasformazioni dell'economia mondiale.
In un mondo in cui l'economia è sempre più avvitata alla politica, il malaffare trova terreno fertile per
proliferare. La mafia si modernizza: unisce interessi vecchi (racket,
stupefacenti, prostituzione ecc.) e interessi nuovi, in cui banche compiacenti
e dinamiche finanziarie internazionali giocano un ruolo fondamentale nel
riciclaggio di "denaro sporco".
L'analisi di Marino ci mostra come, di fatto, una Internazionale mafiosa esista, prosperi e trovi ferreo sostegno
nell'andamento «criminale della politica che ormai appare quasi 'fisiologico'
in numerose aree del mondo» (p. 89). La globalmafia
è anche l'esito dell'unione delle varie forme di criminalità organizzata e
della «sporca finanziarizzazione» determinata dalle varie forme di economia
illegale e politica corrotta, alle quali si aggiunge il sostegno delle politiche
neoliberali che propugnano la liberalizzazione totale dei «movimenti economici
e finanziari, dei movimenti transnazionali umani e commerciali» (p. 80). Non è
un caso che le attività più redditizie della mafia siano quelle che prevedano i
traffici internazionali di denaro, stupefacenti, rifiuti e vite umane.
Il libro non si limita a una descrizione attenta e puntuale della mafia.
Nella seconda parte, come appunto indica il sottotitolo, Marino invita le
società civili dei paesi in cui è forte e necessario l'impegno nella lotta alla
mafia a costituire una Internazionale
antimafia, una contro-egemonia forte di un'alleanza globale, in grado di
«disarticolare l'egemonia [mafiosa] e di colpirla nei suoi gangli vitali» (p.
133). «Infatti, quel che comunque urge a tutti i costi – scontando le
difficoltà spesso proibitive da affrontare – è intanto restaurare e rilanciare
nella cultura e nella dinamica sociale la dialettica tra l'utopia e la realtà.
In tale dialettica, l'obiettivo strategico della contro-egemonia è impedire che
i ceti dominanti corrotti e corruttori (quale che sia la loro inedita
morfologia nazionale-internazionale) continuino nel loro astuto gioco mafioso,
inventato dai baroni siciliani, di utilizzare l'offerta di "legalità"
formale promossa dagli ordinamenti statali per alimentare le pratiche di
sostanziale illegalità del loro dominio» (p. 141).
Nella grande comunità della società civile internazionale – secondo
l'autore – un ruolo importante deve essere necessariamente svolto dai sindacati
dei lavoratori, poiché è importante per la lotta alla mafia, ripartire dalla
dignità, dai valori e dai diritti del lavoro, «troppo spesso umiliati,
conculcati e travolti» (p. 141).
Rispetto a molti libri che invitano alla riflessione o si concludono
rimarcando le difficoltà di chi lotta contro la mafia, Globalmafia ha il merito di lanciare un momento propositivo e di
lasciare uno spiraglio: quello dell'utopia. Il «dio ignoto» – così l'autore
chiama l'utopia – è forse l'unica vera forza cui affidarsi e in cui sperare
nella costruzione di una «piattaforma di valori e di fini condivisi sui quali
fare avanzare la civiltà del nuovo millennio. Al di là dell'impegno ambiguo per
un'ambigua e improbabile 'legalità', e al di là di ogni pur meritoria lotta
contro la cosiddetta criminalità organizzata, è questa la missione storica di
portata generale alla quale è chiamata l'Internazionale antimafia» (p. 156).
La Postfazione (pp. 189-208) è
affidata ad Antonio Ingroia, che ripercorre le vicende del pool antimafia dagli
anni Ottanta a oggi e le scelte politiche e legislative che negli ultimi
decenni sono state adottate per contrastare il fenomeno mafioso. Il suo
contributo si conclude esortando a una «presa di impegno globale che possa fare
realisticamente ipotizzare anche istituzioni globali per il contrasto a livello
globale del crimine organizzato. Una sorta di procura globale antimafia sul
modello della procura nazionale antimafia italiana» (p. 208).
Il volume è dotato di un'ampia appendice in cui sono riportate la Dichiarazione universale dei diritti umani
(pp. 211-221); la Convenzione
internazionale sull'eliminazione di discriminazione razziale (pp. 222-246);
la Convenzione delle Nazioni Unite contro
la criminalità organizzata transnazionale (pp. 247-306); la Convenzione Onu sulla corruzione (pp.
307-399).
Si segnala anche un ottimo apparato di note e di riferimenti
bibliografici.
Consiglio la lettura di questo libro per la sua chiarezza e per la sua
valenza propositiva.
Piero Canale
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