Giancarlo
De Cataldo, Io sono il Libanese, Torino, Einaudi, 2012, 131 pp. (Stile libero
BIG), ISBN 978-88-06-21109-7.
Chi non ha mai sentito parlare della Banda della
Magliana, una delle più potenti organizzazioni criminali italiane, che negli
anni settanta ha messo a soqquadro la capitale? Chi, soprattutto tra i più
giovani, non avesse avuto la possibilità di approfondire la conoscenza a
riguardo, è stato agevolato dal fortunatissimo Romanzo Criminale di De Cataldo, e ancor più dalla trasposizione
cinematografica di Placido. Questi, in maniera abbastanza romanzata, raccontano
le avventure del Libanese & Co., che – tra rapimenti, rapine e agguati –
cercano di farsi largo all’interno della malavita di Roma e di comandarla. Io sono il Libanese, invece, si configura,
secondo uno schema abbastanza collaudato, come il prequel: De Cataldo narra le avventure del Libanese, gli amori e i
sotterfugi che lo hanno portato ad essere il capo della banda; il libro,
quindi, si conclude dove invece comincia Romanzo
Criminale, ossia nel momento in cui viene progettato il rapimento del
Barone Rossellini.
Il romanzo ti trascina in mezzo alla strada della
borgata romana, tra droga, prostituzione, armi e scazzottate, dove sembra
prevalere la legge del più forte, dove non si guarda in faccia nessuno per
sopravvivere, dove è sempre meglio stare sul chi va là e far buona faccia a
cattivo gioco. Un testo che si fa leggere tutto d’un fiato: crudo, sfacciato e
spietato.
Vincenzo
Bagnera
Nessun commento:
Posta un commento