Giusi Buttitta,
Milleparolecirca. Sull'assenza,
Palermo, Navarra, 2015, 60 pp., ISBN 97-888-9886-517-8.
Questa cinquantina di pagine di racconti è
una promessa. Pubblicato da Navarra, il libretto Milleparolecirca Sull'assenza è l'esordio letterario di Giusi
Buttitta, già firma conosciuta in provincia di Palermo, nell'hinterland di
Bagheria, dove da più di dieci anni tiene rubriche di opinione e commento su
varie testate locali. Giusi Buttitta è una che scrive da Dio, scrive da sempre
da Dio, una spanna sopra rispetto a ciò che si legge in ambito locale ma non
solo, con una scrittura potente ed evocativa, che mai inciampa e mai ha
problemi di ritmo, padrone di una sorta di armonia intrinseca che non si
permette sbandamenti o sbavature neanche nella foga polemica più accalorata.
Ecco dunque che, dopo più di dieci anni di esercizio allo scrivere - in cui ha
pure vinto un importante premio internazionale, l'Endas, con una sceneggiatura
scritta insieme all'altro interessantissimo talento bagherese: Paolo Pintacuda
- ecco dunque che Giusi Buttitta esordisce con la narrativa pura, pubblicando
questi dieci racconti di circa mille parole ciascuno che sembrano tanto - a una
prima occhiata - un semplice esercizio di scrittura creativa e che però si
rivelano - a una seconda occhiata - molto di più che un semplice esercizio di
scrittura creativa. Una promessa, abbiamo detto. Una promessa che si intravede
nelle dieci storie narrate magistralmente dall'autrice, storie che - a livello
contenutistico - esprimono tutte in un modo o nell'altro una sofferenza, una
ferita, una mancanza, soprattutto una mancanza: l'assenza di un'armonia, di un
significato, di un'autenticità, di quel qualcosa di indefinibile e
inenarrabile, perennemente soggetto di una consapevole ellissi narrativa, che
poi è - si potrebbe dire - il vero protagonista di tutti i racconti. Nella
storia della cinese di 38 kg che vende cianfrusaglie in spiaggia, o in quella
della moglie che non ama più il marito, o della moglie e madre che fugge via da
tutto, o del tizio pestato in un vicolo, o del marito che getta l'acido in
faccia alla moglie all'uscita dal chirurgo plastico, o dei vari omicidi nati da
semplici meditazioni misantropiche, in tutte le vicende raccontate in questo
libro - ambientate in quotidianissime location come salotti borghesi, abitacoli
di automobili, supermercati, sale d'attesa - c'è un disagio e un'assenza, una
rotellina irrimediabilmente fuori posto a causa della quale l'energia vitale
dei protagonisti si disperde drammaticamente o si concentra in maniera perversa
soprattutto nell'astio e nel disgusto, in una macinazione mentale che diventa
critica livorosa e improduttiva, dissacrante, violenta, il più delle volte
arbitraria (schema: protagonista che osserva sconosciuti e li comincia a odiare
per i loro piccoli dettagli, segue sviluppo più o meno inaspettato). Un'energia
vitale che trabocca e non trova contenitori adeguati dentro cui riversarsi. Ma
è la scrittura in sé, la forma, il vero e assoluto pregio di questi racconti,
con l'autrice che - in un contesto puramente narrativo - si mostra ancora più
efficace che negli già efficaci commenti politici. Potente ed evocativa, già
detto, soprattutto piena di lampi e scosse elettriche, sorgente continua di
sorprese, con un robusto impianto narrativo, spesso utilizzando stratagemmi
molto "visivi" e cinematografici, e fulminee illuminazioni di
sottigliezza psicologica. Si ride e si rabbrividisce, leggendo la prosa di
Giusi Buttitta, soprattutto ci si meraviglia. Per questo è una promessa. Perché
si intravedono opere in potenza di altissimo e indiscutibile livello. Ci
mettesse più dialoghi e un'ambientazione più riconoscibile - mia opinione -
costruisse un bel romanzo meditato e sfaccettato, ed ecco che ci troveremmo
dinanzi ad un nuovo fulgido talento di portata nazionale. Questa è la promessa
di questo libretto, di questa nuova brillante scrittrice. Ora speriamo solo che
la mantenga.
Nino Fricano
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