Davide Lacagnina, Geografie dell’anima. Natura e paesaggio attraverso le arti in Sicilia,
Palermo, Edizioni di passaggio, 2006, 207 p., ISBN 88-901726-1-4.
Davide Lacagnina si è dottorato in Storia dell’Arte
a Palermo, studiando fra Barcellona e Londra, e all’impegno di docente
universitario affianca dal 2007 la direzione della collana Piccola
Biblioteca d’Arte per l’editrice Kalòs. Fra i suoi interessi l’analisi
della ricezione dell’antico nella pittura ottocentesca, il simbolismo nelle
avanguardie e in genere la critica e storiografia del XX secolo; spesso ha poi
affrontato l’analisi di natura e paesaggio nell’interpretazione e
rappresentazione, e nella sua significazione nelle arti.
Lo scopo di questo saggio è dichiarato sin
dall’inizio: «La storia dell’arte, ragionando sulle ‘geografie dell’anima,
sulle forme cioè di scrittura creativa della terra, come espressione del
rapporto dell’uomo con la natura, deve pur riportare i risultati di questa
relazione alla necessità di un contesto – storico, sociale, economico,
produttivo – cui l’opera dovrà essere riferita per recuperare il suo pieno e
più ampio valore di documento culturale» [p. 11]. Le opere delle schede, come
veri documenti, sono quindi raccolte per argomenti, a mostrare come la natura,
nell’arte, possa essere artificio o stato d’animo, luogo d’insidie e peccato o
epifania del sacro.
Il volume approfondisce dunque queste tematiche: dopo
una Introduzione [pp. 7-26] che spiega l’intenzione e lo sviluppo del
libro, l’analisi si articola nell’ottantina di schede illustrate della sezione Immagini
[pp. 27-198]. Questa è la puntuale disamina di come in Sicilia le arti abbiano
dialogato, nel tempo, con la natura. E si sottolinea «le arti», perché nelle
schede si includono anche quelle opere che, una volta chiamate «arti minori»,
ora vengono più propriamente definite «arti applicate»: le tele di Lojacono e i
cartoni di Guttuso si alternano alla coppa di conchiglia Nautilus, gli affreschi
di Bergler e gli acquerelli di Piccolo si contrappassano al Cretto di Burri.
Il testo è piacevole e scorrevole, molto chiaro
nella trattazione delle opere; si chiude con una sezione di Strumenti [pp.
199-207], che includono Bibliografia [pp. 199-200], Indice dei Musei
e delle Istituzioni [pp. 201-204] e Indice dei nomi [pp. 205-207].
Unica pecca è la mancanza in calce di un breve
dizionarietto mirato, che permetta di capire termini quali lambris ed estofados
anche ai "non addetti ai lavori".
Eloisia
Tiziana Sparacino
Dono dell'editore |
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