Margaret Mazzantini, Splendore, Milano, Mondadori, 2013, 309 pp., ISBN 978-88-04-63808-7.
Chi ha
amato almeno una volta nella vita, sa come possa essere devastante non poter
vivere liberamente il proprio sentimento, specialmente se ad ostacolarlo sono
le convenzioni, i sensi di colpa, le paure e la vergogna. E se – dopo una vita trascorsa
nella finzione, nel tentativo di voltare pagina e indossare la maschera della
“normalità” – si è quasi a un passo dal raggiungimento di quella unione tanto
agognata quanto sofferta e qualcuno decide di portartela via con brutale
violenza e atroce crudeltà, il dolore può diventare davvero insopportabile.
Questa è, in sintesi, la storia d’amore di Guido e Costantino uniti da quello
stesso sentimento viscerale che, al contempo, li divide e li trascina lontani
in una vita che – nonostante tutto – riesce sempre a farli rincontrare.
Guido
conosce Costantino da bambino e lo respinge sin da subito, forse conscio di
quella strana attrazione che lo lega a lui e che lo spaventa. Lo tratta male,
lo evita, cerca di sfuggire a quel sentimento che si fa sempre più forte e
travolgente. Costantino, invece, non scappa è determinato, sa cosa vuole e fa
di tutto per ottenerlo. Ma crescendo i ruoli si invertono. Guido non ha più
paura, vuole vivere pienamente il suo amore, non gli importano i giudizi ed è
pronto a mollare tutto per coronare quel sogno, proprio quando Costantino,
talmente gravato dall’enorme peso dei pregiudizi, dall’angosciosa vergogna, dal
dolore e dalla violenza subiti, crederà che solo la fede cristiana può salvarlo
dalla dannazione di quell’amore impossibile e ad essa si abbandona, convinto
che sia quello l’unico modo che ha per “guarire” definitivamente. I due
protagonisti muoiono e rinascono tante volte all’interno della storia. La loro
sofferenza è, in definitiva, quella di ogni essere umano di fronte ai limiti
che impediscono di oltrepassare l’immediato.
Splendore non è soltanto la
storia di un amore omosessuale, vissuto in modo assai diverso dai due
protagonisti. Splendore è anche il
romanzo di una vita, del passaggio dalla giovane età alla vecchiaia; dei
cambiamenti anche fisici; dei rapporti con i genitori e, più in generale, con
la famiglia. È un libro sui sogni e sulle aspettative; sugli errori e i
rimpianti; sulla genitorialità; sul rispetto e la speranza. Insomma un libro
sulla vita, a tratti commovente e drammatico, forte e amaro ma ben scritto –
come la Mazzantini è solita fare nei suoi romanzi – curato e attento.
È
difficile affrontare il tema dell’amore omosessuale – anche se chi scrive deve
forzarsi non poco per affibbiare all’amore un’etichetta – senza cadere nella
retorica da bar, nelle frasi di rito, nel sentimentalismo banale e pruriginoso.
Eppure l’autrice riesce a raccontarci questa straziante e appassionante storia
– durata tutta una vita – con una delicatezza e una sensibilità sublimi, senza
inciampare mai nei luoghi comuni e nelle frasi fatte di cui, francamente, non
si sente più alcun bisogno.
Un
libro da leggere tutto d’un fiato. Bello e intenso. Vero.
Alessandra
Mangano
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