Alessandra Necci, Re Sole e lo Scoiattolo.
Nicolas Fouquet e la vendetta di Luigi xiv,
Venezia, Marsilio, 2013, 440 pp. (Gli Specchi), ISBN 978-88-317-1564-5.
«Non sono pochi gli spazi in
cui cercare luci e ombre del trascorso è necessario, forse anche inevitabile...
tanto da far sorgere un dubbio: siamo noi a dover invocare il passato, per
poterci realizzare completamente, o è il passato ad aver bisogno di noi per
continuare a esistere?» [p. 17]
Nel Seicento due sono i
processi che potrebbero definirsi del secolo: quello a Carlo i re d'Inghilterra e quello a Nicolas
Fouquet. La vicenda di quest'ultimo però ha ottenuto nei secoli, ma già anche
nei contemporanei, una forte risonanza, che oggi diremmo mediatica. Germi di
opinione pubblica, li chiameremmo.
Il processo di Fouquet divise
la Francia e la tenne in sospeso, fino a quando molte delle accuse montate
caddero e la condanna a morte – come avrebbero voluto Re Sole e Necker – si
allontanò dal destino del soprintendente.
Alessandra Necci ricostruisce
nel libro le fasi salienti del processo intentato a Fouquet, sopraintendente
delle finanze del Regno di Francia durante la reggenza del cardinale Mazzarino.
È inutile svelare i
particolari del processo, anche perché ridurre il libro a una semplice disamina
della vicenda giudiziaria, sarebbe uno sgarbo al valore di quest’opera.
Infatti, il merito dell'autrice è quello di raccontare questa pagina di storia
della Francia moderna, partendo dalle vite dei due protagonisti del libro:
Luigi xiv – il Re Sole – e
Fouquet, lo «Scoiattolo» in una forma dialettale francese.
Biografie di due uomini che
si intrecciano e sembrano destinate a trovarsi, faccia a faccia, in un momento
storico che segna, una volta per tutte, la storia francese: drammi
dell'infanzia e della giovinezza, buone e cattive compagnie, incontri e
scontri.
Il libro mette subito in
chiaro che nello scontro tra i due, Fouquet non ha speranza. Lo Scoiattolo sarà
schiacciato dal Sole. Eppure nonostante i presagi, la lettura scorre piacevole,
così come è piacevole questa lente d'ingrandimento che si insinua tra i volà
delle stoffe pregiate degli abiti dei nobili a corte, tra le pieghe delle
lettere dei dossieurs del processo.
Chi ha avuto modo di
apprezzare le meravigliose pagine che Dumas intitolò Il Visconte di Bragelonne,
e che ha sognato e condiviso le gesta dei tre moschettieri e di D'Artagnan,
avrà in più il piacere di ritrovare quest'ultimo, seppure come semplice
comparsa, in una storia che vede più l'analisi della psiche, la trama
nell'ombra e la barra di un tribunale, che i campi di battaglia.
L'autore riesce con maestria
e impeccabile bravura a descrivere la Francia della seconda metà del Seicento e
i suoi personaggi: la corte di Luigi xiv
è una fotografia puntuale, precisa, con tutta la sua ipocrisia, i favori e gli
amorazzi; gli angusti e atri ambienti della fortezza di Pinerolo – dove è
rinchiuso Fouquet – sono cupe pagine nell'animo di chi legge; Vaux rimane un
sogno munifico, un fiabesco reame incantato, abitato da creature magiche e in
cui si consuma il dramma del soprintendente.
Questo testo di squisita
lettura dimostra come si può fare storia senza dovere sacrificare la bella
scrittura, nonostante l'intento appaia più quello di un romanzo che di
un'esegesi storiografica.
Piero Canale
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