Isabel Allende,
Inés dell’anima mia, Milano, Feltrinelli,
2013, 326 pp., ISBN 978-88-07-88369-9.
Di Isabel Allende si parla sempre con rispetto sin
dalla sua folgorante opera prima, La casa
degli spiriti, affresco di una delle pagine più dolorose della storia civile
del Cile contemporaneo. Venticinque anni
dopo, in questa opera, la scrittrice affronta nuovamente molti dei temi che
resero così particolare e unico il primo romanzo: la grande narrazione della
nascita di una nazione, un quadro storico – stavolta è il xvi secolo – molto accurato, una figura
di donna forte e catalizzante. Inés Suarez è un'eroina che dall’Estremadura
attraversa l’universo mondo allora conosciuto, avventurandosi per gli oceani,
alla conquista del Nuovo Mondo, spinta dall’amore e dalla sete di avventura.
Irrefrenabile personaggio, ha spinto la Allende a una lunga indagine
documentaria, perché su di lei poco si parlava, pochissimo si sapeva e molto si
favoleggiava. In una intervista del 2008 Isabel Allende dichiarava:
«È una guerriera, una donna che lotta e ottiene
ciò che vuole. Ottiene prima di tutto l'amore, ottiene la terra, poi ottiene il
potere, e finalmente ottiene, per trent'anni, l'amore di un altro uomo. Per me,
è una donna con una vita straordinaria, una vita che mi sarebbe piaciuto
vivere».
Narrato in prima persona,
il testo ha pochi discorsi diretti, e può risultare per questo poco veloce e
ritmato; rispetto a La casa degli spiriti,
manca quell’alone sovrannaturale che tanto caratterizza la letteratura
sudamericana degli anni ’80 (Amado, García Márquez). Manca anche il
coinvolgimento politico della scrittrice, che stavolta narra un’epica. Tuttavia
c’è un nuovo popolo che cresce, sangue che si versa, foreste che si sventrano,
indigeni che (forse) sono domati, e c’è soprattutto una donna consapevole della
propria forza e di ciò che questo le comporta: «La tempra è una virtù che è
apprezzata negli uomini, ma che si considera un difetto nel nostro sesso. Le
donne con una forte tempra mettono in pericolo l’equilibrio del mondo, che
pende dalla parte degli uomini, i quali provano gusto a vessarle e
distruggerle» [p. 262]. Il libro, a mostra della sua accuratezza storica, ha
uno sviluppo di capitoli in ordine cronologico: dopo la Nota dell’autrice [p. 5], i capitoli Europa 1500-1537 [pp. 11-649]; America
1537-1541 [pp. 65-118]; Verso il Cile
1540-1541 [pp. 119-160]; Santiago della Nuova Estremadura 1541-1543
[pp. 161-208]; Gli anni tragici 1543-1549 [pp. 209254]; La guerra del Cile 1549-1553 [pp.
255-308]. In chiusura Ringraziamenti
[p. 309] e Appunti bibliografici [pp.
311-312].
Eloisia Tiziana Sparacino
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