Il primo nucleo dell’Università
palermitana, come afferma Orazio Cancila nella sua Storia dell’Università di Palermo,[1] risale alla Reale Accademia degli Studi, fondata nel 1779
nelle sale dell’ex Collegio Massimo dei Gesuiti, cui viene affidata anche la direzione
e vigilanza sulla “libreria”, sul museo e sulla stamperia dei Gesuiti. Nel
1805, con il ritorno dei Gesuiti in Sicilia, il re decide di restituire alla
Compagnia di Gesù i propri locali con all’interno sia la biblioteca che il
museo e la Reale Accademia che, trasformata in Università degli Studi, si
sposta presso i Padri Teatini, nello storico palazzo, oggi sede della Facoltà
di Giurisprudenza; la biblioteca conserverà nella sede gesuitica anche i libri
acquistati dall’Accademia nel corso degli anni. L’intero patrimonio librario,
comprensivo dei libri della Reale Accademia degli Studi, verrà poi incamerato
dallo Stato il 4 novembre del 1860 divenendo il nucleo principale della
nascente Biblioteca Nazionale di Palermo, oggi Biblioteca centrale della Regione
siciliana.
Privata di parte dell’antico patrimonio, la
Biblioteca Universitaria si costituisce ufficialmente nel 1929:[2] inizia
così un periodo d’arricchimento per i fondi bibliografici universitari grazie a
nuovi acquisti e a un riassetto che mira a evidenziare raccolte e opere di
maggior pregio portandole a diretto contatto con gli studiosi. Vari fondi e
donazioni accrescono il patrimonio della biblioteca, quali il Fondo Bonucci (Storia delle Religioni) e
il Fondo Genuardi (Storia del Diritto
Italiano). Un fiore all’occhiello per le collezioni universitarie è il Fondo Castagna: circa 3800 volumi
antichi, tra cui 4 incunaboli e 265 cinquecentine, conservato presso la
Biblioteca Centrale della Facoltà di Lettere.
Proprio questa sede è stata individuata per
custodire l’ultimo acquisto di pregevole valore effettuato dall’Università: il Fondo librario Moncada. Questa raccolta
può essere considerata un tassello di fondamentale importanza dell’enorme
“mosaico bibliografico” che costituisce i fondi antichi dell’Università di
Palermo, soprattutto per la rarità e la connotazione prettamente siciliana.
L’acquisizione di questa collezione bibliografica, omogenea e di grande
interesse culturale, rappresenta un’eccezionale occasione di unicità per
l’Istituzione. Come vedremo, il fondo mostra un’integrità di volumi che non
possiede nessun’altra biblioteca. Come già l’Archivio di Stato di Palermo,
anche l’Ateneo palermitano può oggi vantare il possesso di una preziosa
documentazione – in questo caso bibliografica – appartenuta a uno dei più importanti
casati siciliani.
I Moncada arrivano in Sicilia dalla Spagna
alla fine del xiii secolo.
Costruiscono un enorme patrimonio territoriale, fatto di città e di feudi,
dall’Etna al centro della Sicilia, dalle terre di Bivona a Palermo, fino
all’acquisizione di possedimenti in Calabria. A Guglielmo Raimondo, generale di
Pietro d’Aragona, va il merito della prima investitura ai Moncada del feudo di
Caltanissetta e di Paternò, nel 1282.[3] Una
famiglia, quella dei Moncada, che ha un’ascesa velocissima e che, anche attraverso una serie di alleanze matrimoniali,
costruisce il prestigio politico e le fortune economiche del casato. In Sicilia
gode della protezione della Chiesa tanto che alcuni eredi nascono proprio
all’interno dell’arcivescovado di Monreale, negli anni dell’arcivescovo
letterato Ludovico ii de Torres.
Le loro terre siciliane sono coltivate a grano, ma prospera anche l’industria
della seta. Di particolare rilievo le figure femminili, da Aloisia a Giovanna
La Cerda, a Caterina Moncada Aytona.[4]
In età rinascimentale i Moncada acquistano
il Castello medievale di Pietrarossa a Caltanissetta, strategica fortezza di
cui oggi è possibile vedere soltanto i ruderi. A metà Cinquecento si apre il
periodo più fiorente per la famiglia: vengono costruiti il convento dei
Cappuccini e quello dei Gesuiti, entrambi voluti da Aloisia Moncada, moglie di
Cesare, e negli anni si succedono importanti figure quali Francesco i, Cesare e Francesco ii che accolgono a corte letterati,
musici e pittori. In ogni città dei Moncada si costituisce una corte, da
Palermo a Valencia, da Paternò a Caltanissetta, città in cui innalzano un
palazzo imponente nel centro dell’abitato con eleganti fregi barocchi. Le corti sono affollate da artisti e protagonisti
della cultura del tempo: Nicolò Buttafuoco dipinge il retablo di San Diego d’Alcalà, canonizzato nel 1588, e le storie
della sua vita su committenza di donna Aloisia. Nello stesso anno la famiglia
acquista il palazzo Ajutamicristo a Palermo. Una figura di grande spessore è
quella di Luigi Guglielmo[5]
che, avvalendosi di Pietro Novelli, nel xvii secolo dà
un nuovo impulso architettonico alla città di Palermo. A lui si deve la
progettazione di Porta Montalto, antica via d’accesso alla città, fatta erigere
nel 1637 e demolita alla fine dell’800, e della Fieravecchia, oggi Piazza
Rivoluzione. Anche Luigi Guglielmo, come già i suoi predecessori, accoglie a
corte poeti e musici.
I Moncada, avendo una ricchezza immensa,
raggiungono i vertici del potere e, dopo duecento anni di permanenza in
Sicilia, si spostano anche in Spagna dove, fedeli alla monarchia si alleano con
le grandi famiglie spagnole; a Valencia, a metà del 1600, Luigi Guglielmo
diventa viceré.
Il
patrimonio lasciato da questa famiglia, nella seconda metà del Settecento
disgregatasi in vari rami, conta oltre ai palazzi, molti beni mobili, come
tele, statue di legno, reliquiari, documenti archivistici e notevoli raccolte
bibliografiche, testimonianze tutte di una tradizione d’importantissimo rilievo
culturale.
La
famiglia si scompone in vari rami: troviamo infatti i Conti di Caltanissetta, i
Conti di Agosta, i Conti di Adernò, i Principi di Monforte e i Principi di
Paternò. Il più importante ramo siciliano dei Moncada vanta illustri esponenti
come Francesco Moncada, Giovanni Luigi, Corrado e Ugo Moncada di Paternò:
quest’ultimo è l’anello di congiunzione con un altro antico casato siciliano,
poiché sposa nel 1920 la principessa Giovanna Lanza Branciforti.
Nel 1941 i Moncada di Paternò confermano,
alla Soprintendenza del Regio Archivio di Palermo, di possedere un archivio di
famiglia regolarmente ordinato e composto di documenti dei secoli xv-xix riguardanti l’amministrazione di
feudi e beni in possesso della famiglia. L’archivio risulta integro anche dopo
i danni prodotti dalla guerra. Questo fondo si trovava a Palazzo Butera insieme
all’archivio dei Lanza di Trabia e Branciforti di Butera: quest’ultimo,
conservato oggi all’Archivio di Stato di Palermo, tra registri, buste e
pergamene costituisce il più corposo archivio privato gentilizio della Sicilia.
Vent’anni fa, precisamente nel settembre del 1992, anche l’archivio privato
gentilizio dei principi Moncada di Paternò viene acquistato dall’Archivio di
Stato di Palermo, dopo il parere positivo espresso da parte del Ministero dei
Beni Culturali.
L’archivio Moncada di Paternò[6] è
costituito da oltre 4000 documenti riguardanti l’amministrazione di feudi in
Sicilia: lo stato e principato di Paternò, Adernò, Biancavilla, ma anche
Caltabellotta, Caltanissetta, San Giovanni e Cammarata. La parte più cospicua
dell’archivio è costituita da documenti di natura giudiziaria, possedimenti,
passaggi di proprietà, e di natura contabile per l’amministrazione ordinaria e
straordinaria dell’immenso patrimonio dei Moncada a partire dal secolo xv. Si rileva anche la presenza di tre
buste contenenti 42 piante topografiche e vari disegni databili tra la fine del
xviii e l’inizio del xix secolo che, trovandosi in pessimo
stato di conservazione, sono state sottoposte a restauro conservativo presso il
laboratorio dell’Archivio di Stato di Palermo. Si riporta di seguito un esempio
di scheda elaborata al momento dell’acquisizione del fondo:
Cosimo Notar Pignato, architetto
- Caltanissetta 15 luglio 1806.
Inchiostro e acquarello - cm 28 x 44
"Pianta geometrica di pian-terreno e
di pian-nobile dello stato attuale delle pubbliche carceri aggregate alle
fabbriche del palazzo dell’ecc.mo signor principe di Paternò che possiede in
Caltanissetta".
Sul v.: "Pianta delle carceri di
Caltanissetta n. 56".
"Scala di canne dieci siciliane".[7]
L’intera raccolta bibliografica era stata
originariamente costituita dal Principe Lanza di Trabia e conservata a Palazzo
Butera, a Palermo; successivamente da questa raccolta, inizialmente formata da
circa 12.000 volumi, come si evince dall’inventario redatto dalla famiglia
all’inizio del xx secolo in
quattro volumi, è stato estratto il fondo siciliano offerto in vendita
all’Università di Palermo nel 2008.
Dopo un’attenta lettura dell’inventario
Moncada sono stati effettuati molteplici sopralluoghi per visionare i volumi,
verificare l’importanza bibliografica della collezione, analizzarne la
manifattura bibliologica e appurarne lo stato di conservazione.
La collezione è composta da:
n. 5 edizioni del xv secolo;
n. 37 edizioni del xvi secolo;
n. 147 edizioni del xvii secolo;
n. 361 edizioni del xviii secolo;
n. 909 edizioni del xix secolo;
n. 215 edizioni del xx secolo;
n. 85 edizioni senza data.
Totale: 1759 opere cui si aggiungono 30
periodici pubblicati tra xix e xx secolo.
Nel complesso lo stato di conservazione dei
volumi risulta buono, in alcuni casi ottimo, mentre in altri discreto e in
pochissimi casi pessimo. Non risultano in atto presenze di muffe mentre in
pochi casi si rilevano tracce di vecchi attacchi entomatici e microrganismi
vari.
Dalle ricerche effettuate nell’OPAC di SBN,
in ISTC (Incunabula Short Title Catalogue) per gli incunaboli
e in
Edit 16 per le cinquecentine, è stato possibile rilevare le localizzazioni dei
volumi all’interno delle biblioteche italiane, compresa la Biblioteca centrale
della Regione siciliana e la Biblioteca Comunale di Palermo. Per alcune opere
non presenti nei database italiani la ricerca è stata estesa ai cataloghi della
British Library, Bibliothèque Nationale de France, Library of Congress di
Washington, ecc.
La collezione Moncada raccoglie la migliore
produzione editoriale sulla Sicilia tra il xvii
e il xix secolo oggi disponibile.
Risultano infatti presenti, tra i 1789 documenti di cui sopra, il seguente
numero di edizioni siciliane:
n. 17 pubblicazioni del xvi secolo;
n. 144 pubblicazioni del xvii secolo;
n. 326 pubblicazioni del xviii secolo;
n. 802 pubblicazioni del xix secolo;
n. 197 pubblicazioni del xx secolo;
n. 30 periodici del xix e xx
secolo.
La quasi totalità dei volumi risulta
completa di tutte le pagine e tavole. Bisogna osservare come alcune opere quali
il Voyage pittoresque ou Description des
royames de Naples et Sicile di Jean-Claude Richard de Saint-Non, le Antichità siciliane spiegate colle notizie generali di questo Regno cui
si comprende la storia particolare di quelle città di Giuseppe Maria Pancrazi, La reggia in trionfo per l’acclamazione, e la coronazione della sacra
real maestà di Carlo Infante di Spagna, re di Sicilia… di Pietro La Placa – contenente la celebre tavola della cavalcata sul lungomare
palermitano – risultino integre, contrariamente alle medesime copie possedute
anche da altre biblioteche palermitane, mutile di diverse tavole.
Il
fondo bibliografico abbraccia un arco temporale che va dal xv al xx
secolo.
Edizioni
del xv secolo
I 5 incunaboli, pubblicati tra il 1480 e il
1499, sono stati identificati utilizzando la base dati ISTC della British
Library; si tratta di esemplari di pregevole fattura, che presentano, tuttavia,
lacune di supporto e mancanza di carte o tavole. L’incunabolo più antico della
raccolta è:
Phalaris, Epistolae [in italiano]. Trad.
Bartolomeo Fonzio, [Francesco Bonaccorsi e Antonio di Francesco, Firenze, 17
maggio 1488].
Anche se in Sicilia non è censito nessun
esemplare di quest’edizione di Francesco Bonaccorsi,[8]
tipografo attivo a Firenze dal 1485, esso risulta posseduto da 12 biblioteche
italiane.[9] Contiene
una volgarizzazione delle Epistolae
di Falaride. L’esemplare si presenta mutilo delle carte segnate a8
e f8, entrambe sostituite con carte manoscritte che integrano
il testo mancante, e inoltre dell’ultimo fascicolo segnato [g]. La legatura
originale in pergamena riporta autore e titolo manoscritti sul dorso del
volume. Il corpo del testo conserva numerose note manoscritte e sottolineature
del testo.
Edizioni
del xvi secolo
Delle 37 edizioni del secolo xvi, che sono state oggetto di analisi
bibliologica, 13 sono state pubblicate in Sicilia, in particolare 10 a Palermo,
2 a Messina e 1 a Catania e 7 sono di autori siciliani.
Edizioni del secolo xvii
Questo nucleo è costituito da diverse
edizioni dei più noti giuristi siciliani quali Ottavio Corsetto, Baldassarre
Abruzzo, Antonio Virgilio, ecc. e da varie edizioni di Capitula, Constitutiones,
Ordinationes del Regno di Sicilia. Numerose
sono anche le opere di storia locale. Si segnala, per il particolare valore
storico, l’opera:
Collurafi, Antonino.
Le tumulazioni della plebe in Palermo,
[Domenico D’Anselmo, Palermo 1651].
Erudito, storiografo ufficiale di Filippo iv, Antonino Collurafi (1585-1655),[10] membro
dell’Accademia dei Riaccesi, trascorre la vita lontano dalla Sicilia dove torna
in tarda età. Quest’opera, particolarmente rara, appena stampata fu proibita
per decreto regio; gli esemplari esistenti mancano quasi tutti del frontespizio
e del primo fascicolo.[11]
Edizioni
del secolo xviii
È il
nucleo di maggior pregio sia perché la tipografia nel ‘700 raggiunge, com’è
noto, livelli qualitativi altissimi, sia perché le opere corredate da incisioni
sono complete delle tavole, spesso assenti negli esemplari posseduti da altre
biblioteche. Inoltre quasi tutti i volumi si presentano in ottime condizioni di
conservazione. Tra le opere siciliane più significative e di maggior pregio si
segnala:
Pancrazi,
Giuseppe Maria. Antichità siciliane
spiegate colle notizie generali di questo Regno cui si comprende la storia
particolare di quelle città,
nella Stamperia di Alessio Pellecchia, In Napoli 1751-1752, 2 vol., 44 c. di
tavole incise.
I due volumi, con antiporte incise
raffiguranti i ritratti di Carlo iii
di Borbone e Maria Amalia, sono completi di tutte le incisioni. Coperta
originale in pergamena. Macchie di foxing su alcune tavole.
Di eccezionale rilievo
la presenza delle opere dell’abate maltese Giuseppe Vella (1749-1815), ideatore
della famosa “arabica impostura”.[12] L’abate
Vella, trasferitosi a Palermo nel 1780, “traduce” due codici in lingua araba
alterandone il contenuto. Sostenuto dallo storiografo Giovanni Evangelista Di
Blasi e da monsignor Alfonso Airoldi, appassionato di studi orientali, nel 1789
pubblica il Codice diplomatico di Sicilia,
spacciandolo per una fedele traduzione dall’arabo. Acquisite fama e fortuna,
nel 1793 pubblica il Consiglio d’Egitto.
Scoperto l’inganno, l’anno seguente, viene arrestato e muore agli arresti
domiciliari il 15 maggio 1815.
Vella,
Giuseppe. Libro del consiglio di Egitto tradotto da
Giuseppe Vella cappellano del sac. ordine Gerosolimitano, abate di S. Pancrazio
professore di lingua araba nella Reale accademia di Palermo, e socio nazionale
della Reale accademia delle scienze, belle lettere, ed arti di Napoli, nella Reale Stamperia,
In Palermo 1793, 2 vol.
vol. 1: in folio, legatura in cartone. Ottima condizione delle carte.
Si tratta della falsa traduzione delle lettere di Roberto il Guiscardo,
Ruggiero i e Ruggiero ii ai sultani d’Egitto.
vol. 2: in folio, coperta in mezza pergamena e carta marmorizzata.
Frontespizio mancante. Ottime condizioni di conservazione.
Qui Vella inserisce le leggi di Ruggiero in 315 articoli interamente
inventati.
Di questo secondo rarissimo volume si conosceva un unico esemplare
conservato presso la Biblioteca Centrale della Regione Siciliana. Ne dà notizia
per la prima volta Antonino Pennino nel 1886[13] definendolo «eccessivamente raro anzi unico finora conosciuto». Infatti,
scoperta la frode del Vella, la parte già stampata del secondo volume non fu
diffusa. Antonino Pennino ipotizza che «qualche amatore di libri, avendo
trovato la serie completa dei fogli impressi, siasi dato cura di farli legare
in volume, il quale chiuso in private librerie, restò ignoto».
Vella, Giuseppe. Codice diplomatico di
Sicilia sotto il governo degli arabi pubblicato per opera e studio di Alfonso
Airoldi, dalla Reale Stamperia, Palermo 1789-1792, 6 vol., ill.
Falsa traduzione dall’arabo di un codice manoscritto
conservato presso il monastero di S. Martino delle Scale, contenente una vita
di Maometto e spacciato dall’autore per il registro della cancelleria araba in
Sicilia. Manca il v. 4.
Edizioni del xix secolo
Si rileva che 197 copie di questa raccolta sono state pubblicate
anteriormente al 1831. Tra le opere di maggior pregio si segnala:
De Vivo, Tommaso. [Storia del Regno delle
Due Sicilie inventata ed incisa da T. De Vivo], s.e., Roma 1833, tav.
Album in folio oblungo con legatura in piena pelle decorata con fregi
impressi in oro sui piatti e sul dorso. All’interno 55 tavole incise numerate
precedute da 24 tavole non numerate. Mancante di 1 tav. dopo il frontespizio.
Edizioni del xx secolo
Nel fondo sono comprese 215
opere edite nei primi decenni del xx
secolo. Tra le monografie si trova una seconda edizione del 1935 della Storia
dei musulmani di Sicilia di Michele Amari in 3 volumi, di cui il terzo in tre
parti.
Opere dedicate al Grand Tour in Sicilia
La stagione del Grand Tour,[15] nella seconda metà del ‘700, arricchisce il racconto del viaggio di
caratteri filosofici e spirituali mitizzando il territorio siciliano. Nell’800
la Sicilia viene descritta, secondo un’interpretazione romantica, in modo meno
enfatico e più disincantato e in tempi più recenti la descrizione dei luoghi è
accompagnata dal preciso intento di documentare non solo gli aspetti artistici,
archeologici e naturalistici, ma anche le reali condizioni culturali, sociali
ed economiche della Sicilia.
La raccolta libraria Moncada comprende 66 opere di viaggiatori edite tra
la fine del xviii e i primi
decenni del xx secolo, che
costituiscono nel loro insieme un nucleo omogeneo e ampiamente rappresentativo
del “viaggio in Sicilia”. Tutte le opere, con rare eccezioni, sono complete
delle tavole e delle illustrazioni che spesso mancano, almeno in parte, negli
esemplari posseduti da altre biblioteche. Molti volumi sono di grande pregio
bibliografico corredati da splendide incisioni; alcuni hanno legature di valore
e dedica autografa dell’autore. Sono inoltre interessanti le opere delle
“viaggiatrici”, come By the waters of
Sicily (Londra, 1901) dell’inglese Norma Lorimer o Impressions de la Sicile (Parigi, 1914) della principessa russa
Marie Wolkonsky, che visitò la Sicilia nel 1913 e che nel suo giornale di
viaggio, oltre a monumenti e paesaggi, descrive anche le abitudini locali.
Questo nucleo è costituito da 37 opere di autori francesi, 14 inglesi, 6
tedeschi, 8 italiani, alle quali si aggiunge il resoconto del viaggio compiuto
nel 1183 dal letterato arabo-andaluso Ibn Giubayr pubblicato in lingua francese
a cura di Michele Amari nel 1846.
Della collezione Moncada fanno parte ben due esemplari dell’opera:
Orville, Jacques-Philippe de. Sicula
quibus Siciliae veteris rudera, additis antiquitatum tabulis, illustrantur,
apud Gerardum Tielenburg, Amstelaedami 1764, 2 vol.
Il primo esemplare è costituito da due volumi rilegati insieme con
coperta originale in pergamena e impressioni in oro sui piatti e sul dorso. I
due volumi del secondo esemplare sono rilegati con coperta in mezza pelle di
marocchino rosso e piatti in cartone rivestiti di carta marmorizzata. Tutti i
volumi sono completi delle tavole con incisioni all’acquatinta.
Opere di Araldica
Sono presenti 28 opere di araldica siciliana dei secoli xvii-xx:
dal Teatro
genologico delle famiglie nobili titolate feudatarie ed antiche nobili del
fidelissimo Regno di Sicilia viuenti ed estinte di
Filadelfo Mugnos (Palermo, 1647-1670) a La
storia dei feudi e dei titoli nobiliari di Sicilia di Francesco San Martino
De Spuches (Palermo, 1924-1940).
Periodici
Della
raccolta fanno parte vari numeri di 30 periodici siciliani del xix e xx
secolo. Tra questi si segnalano i 75 numeri del Giornale di scienze, lettere
e arti per la Sicilia pubblicati tra il 1823 e il 1841.
Analisi ricognitiva e diagnostica delle edizioni
del xvi secolo
Il progetto ha
previsto l’analisi ricognitiva e diagnostica del nucleo delle edizioni del xvi sec. che, così come gli incunaboli,
deve ancora essere sottoposto a catalogazione da parte della Sovrintendenza
Bibliografica, che ne cura la tutela. Si tratta di 37 edizioni cartacee a
stampa, di cui 20 siciliane, pubblicate in un arco di tempo che va dal 1527 al
1598. Le edizioni siciliane risultano possedute da almeno una biblioteca
siciliana a eccezione dell’opera di Niccolò Tedeschi che sembra essere la
cinquecentina di maggiore pregio e rarità della collezione Moncada.
Sono state dunque
prodotte – seguendo l’ordine cronologico di pubblicazione degli esemplari – le
schede dettagliate[16]
dei singoli manufatti librari, corredate dal rilevamento dei dati
bibliologici e dello stato conservativo, effettuato dopo un attento e rigoroso
esame ottico. In chiave esemplificativa, si riporta una scheda:
Scheda N° 1
Istituto di appartenenza:
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PALERMO
N. inv.: 600-609
Provenienza:
Collezione Moncada di Paternò
Autore:
[Tedeschi, Niccolò]
Titolo: Commentariorum
seu lectura.
i.: Prima pars....
in primum Decretalium librum. ...
ii.: Prima pars... in
secundum Decretalium librum. ...
iii.: Secunda pars... in
primum Decretalium librum. ...
iv.: Secunda pars... in
secundum Decretalium librum. ...
v.: Tertia pars... in
secundum Decretalium librum. ...
vi.: In tertium Decretalium
librum. ...
vii.: In quartum et quintum
Decretalium librum. ...
viii.: Consilia, Tractatus et
Quaestiones. ...
ix.: Repertorium super lectu.
Panor. ...
Tipografo:
[in edibus Antonii du Ry, sumptibus honesti viri Jacobi Francisci Giuncta
Florentini ac sociorum]
Luogo:
Lugduni
Data/datazione: 1527
cc./pp.:
9
voll.:
i.: 276 c.
ii.: 343, [1] c.
iii.: 271, [i.e. 267, 1] c.
iv.: 259, [1] c.
v.: 211, [1] c.
vi.: 344 c.
vii.: 287, [1] c.
viii.: CCXL, [8] c
ix.: [214] c.
Dimensioni/Formato:
25,5 x 19 cm:
i.: 4°
ii.: 4°
iii.: 4°
iv.: 4°
v.: 4°
vi.: 4°
vii.: 4°
viii.: 4°
ix.: 4°
Formula
collazionale:
i.: aa-zz8,
AA-LL8 MM4
ii.: AAA8-ZZZ8,
AAAA-VVVV8
iii.: AA-ZZ8, AAA-KKK8
LLL4
iv.: AA-ZZ8, AAA-III8
KKK4
v.: aaa-zzz8, AAA-CCC8
DDD4
vi.: a-z8, A-V8
vii.: aaaa-zzzz8, AAAA-NNNN8
viii.: a-z8, A-F8 G6 H10
ix.: A-Z8, AA-CC8 DD4,
[asterisco]2
Impronta:
i.: exmo l.de u-a. &ici (3) 1527 (R)
ii.: ceta eni- 6.i- teor (3) 1527 (R)
iii.: o-ha duri alua rece (3) 1527 (R)
iv.: i-o- i-in tee- Alte (3) 1527 (R)
v.: o.ia dei: oeb* baco (3) 1527 (R)
vi.: vtEt olle e-ia dotu (3) 1527 (R)
vii.: dere aue- oni- ibHo (3) 1527 (R)
viii.: itu. esci iob* deri (3) 1527 (Q)
ix.: ri0. o-5. erpn Agsi (C) 1527 (A)
Decorazioni/illustrazioni:
Frontespizi in rosso e nero, ornati con cornici xilografiche e con ritratti di
noti canonisti. Marca tipografica sui singoli colophon: due
leoni sorreggono uno stemma con le iniziali I.F.Z. appeso a un albero con
giglio tra le fronde. Iniziali xilografiche fitomorfe.
Annotazioni
manoscritte: Presenti ex libris.
Legatura: Tutti
i volumi risultano mutili delle coperte, che dovevano essere relizzate in pelle
marrone, come si evince da alcuni frammenti rimasti sui dorsi. Visibili 4 nervi
doppi con anima in pelle allumata. Filo di cucitura in canapa.
Precedenti
restauri: Assenti.
Note: Rarissima
e completa edizione giuntina dell’opera di Niccolò Tedeschi, detto Abbas
Panormitanus (1386-1445), canonista, arcivescovo di Palermo dal 1435.[17]
Nel vol. 8 sono state asportate, per motivi di censura, le cc. 186-203, che
contenevano il Tractatus de Concilio Basiliensi, assente in quasi tutti
gli esemplari esistenti dell’opera. Tagli di testa, davanti e piede
rifilati e goffrati.
STATO DI CONSERVAZIONE
Tutti i volumi si presentano nel loro complesso in
precario stato di conservazione. Mutili delle coperte, hanno mantenuto la
cucitura ben salda e in ottime condizioni. Si rilevano: capitelli rotti e
staccati; ossidazione e imbrunimento delle carte; infiltrazioni di liquido;
strappi e molteplici lacune dovute a massicci attacchi di lepismatidi, anobidi
e roditori, soprattutto lungo i tagli dove il corpo delle carte, in alcuni
casi, è letteralmente maciullato; presenza di camminamenti e uova di insetti.
Il primo fascicolo del vol. 6 risulta totalmente staccato.
Interventi richiesti
Scucitura.
Spolveratura e disinfestazione. Restauro delle carte, ove necessario,
indispensabile per la fruizione. Nebulizzazione con soluzione idroalcolica e
spianamento delle carte. Nuova legatura.
Il
lavoro di ricognizione diagnostica sulle edizioni del xvi secolo, nella sua integralità, è frutto di un
approfondito studio tecnico-scientifico e di un’oculata disamina storica dei
singoli manufatti librari, supportata dalla ricerca bibliografica, dall’esame
delle fonti archivistiche, e dall’analisi del loro stato di conservazione.
Nel
complesso il fondo risulta omogeneo, di gran pregio, in grado di poter fornire
preziose informazioni storiche, considerata la sua configurazione d’interesse
prettamente siciliano. Per ciò che concerne l’aspetto conservativo, il nucleo
analizzato restituisce informazioni complessivamente rassicuranti poiché si
rileva un buono stato di conservazione; sono stati riscontrati i tipici segnali
di un degrado che richiede interventi conservativi da effettuare, in alcuni
casi, con tempestività soprattutto ove siano stati segnalati casi di infezione
microbica o di sfaldamento del supporto cartaceo.
Lo studio effettuato sul Fondo Moncada può
costituire dunque un primo strumento, sia pure non esaustivo, utile a studiosi
o tecnici che lavoreranno sulla pregevole collezione libraria, un tassello che
lo stesso personale della Sovrintendenza potrà immediatamente utilizzare per
avere un riferimento analitico sullo stato di conservazione delle edizioni del xvi secolo.
Biagio Bertino
[1] Cfr. O. Cancila, Storia dell’Università di Palermo: dalle origini al 1860, Laterza,
Roma 2006, pp. 49-64.
[2] Cfr. La biblioteca della Facoltà di Lettere,
Università degli Studi di Palermo, Palermo 1972, p. 5.
[3] Cfr. V. Palizzolo Gravina, Il Blasone in Sicilia, Visconti & Huber, Palermo
1871-75, pp. 265-268.
[4] Cfr. S. Laudani, Lo stato del principe: i
Moncada e i loro territori, Sciascia, Palermo 2008, p. 39.
[5] Cfr. R. Pilo, Luigi Guglielmo Moncada e il
governo della Sicilia (1635-1639): gli esordi della carriera di un ministro
della monarquía católica, Sciascia, Palermo 2008, p. 17.
[6] Archivio di Stato di Palermo, Archivio Moncada. Principi di
Paternò.
[7] L. Salomone, Piante geometriche e topografiche
nell’archivio Moncada di Paternò, in «Archivio storico messinese» 66 (1995),
p. 11.
[8]
http://www.treccani.it/enciclopedia/tag/francesco-bonaccorsi/ (ultimo accesso:
29 novembre 2013).
[9]
http://istc.bl.uk/search/search.html?operation=record&rsid=1549425&q=34
(ultimo accesso: 29 novembre 2013).
[10]
http://www.collorafi.com/it/famiglia/antonio_collurafi.htm (ultimo accesso: 27
giugno 2012).
[11] G. Mira, Bibliografia Siciliana ovvero Gran dizionario Bibliografico, Forni,
Bologna 1996, vol. 1, p. 241.
[12] A. Baviera Albanese , L’arabica impostura, Sellerio, Palermo 1978, pp. 117-120.
[13] Sac. A. Pennino,
Supplemento, in Catalogo
ragionato dei libri di prima stampa e delle edizioni aldine e rare esistenti
nella Biblioteca nazionale di Palermo, Biblioteca Nazionale Palermo,
Palermo 1886, pp. 328-330.
[14]http://explore.bl.uk/primo_library/libweb/action/search.do?dscnt=0&vl%28174399379UI0%29=any&frbg=&scp.scps=scope%3A%28BLCONTENT%29&tab=local_tab&dstmp=1339437008439&srt=rank&ct=search&mode=Basic&dum=true&tb=t&indx=1&vl%28freeText0%29=de+vivo&vid=BLVU1&fn=search
(ultimo accesso: 29 novembre 2013).
[15] Cf. C. De Seta, L’Italia del Grand Tour: da
Montaigne a Goethe, Electa, Napoli 2001.
[16] Le schede, nella loro integralità, sono state consegnate alla Biblioteca
Centrale della Facoltà di Lettere dell’Università di Palermo, sede di
conservazione dei manufatti.
[17] http://www.treccani.it/enciclopedia/ricerca/NiccolòTedeschi/
(ultimo accesso: 29 novembre 2013).
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