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martedì 5 novembre 2013

Borbonia felix

Renata De Lorenzo, Borbonia felix. Il Regno delle Due Sicilie alla vigilia del crollo, Roma, Salerno Editrice, 2013, 230 pp., (Aculei, 13), ISBN 9788884028303.

Renata De Lorenzo, docente di storia contemporanea presso l'Università «Federico II di Napoli», pubblica per i tipi della Salerno Editrice, un'opera che mette ordine e chiarezza sulla storia degli ultimi cinquant'anni di vita del Regno delle Due Sicilie.
Il libro analizza le dinamiche interne al regno e la situazione internazionale che portano al collasso dello stato meridionale e alla fine della dinastia dei Borboni.
L'opera mette in evidenza, non solo l'inadeguatezza e il ritardo storico dei regnanti borbonici (in particolar modo di Ferdinando II) a guidare il regno, i quali si presentano come ultraconservatori e dispotici, ma anche le difficoltà, l'estrema complessità, le contraddizioni della vita politica e amministrativa, della società e dell'economia dell'Italia meridionale preunitaria.
Privo di una classe borghese influente e propositiva e ostile a ogni apertura liberale, il Regno delle Due Sicilie si trova anche a gestire – o forse sarebbe meglio dire "a non gestire" – una difficile convivenza tra Sicilia e Napoli, iniziata con l'unione dei due regni, e consumatasi definitivamente nel 1849.
Il crollo improvviso di un Regno è l'insieme di molti fattori. L'anacronismo dell'apparato dirigente e amministrativo, risalente al periodo murattiano, 1806-1815, e dell'esercito, oltre ai latenti conflitti interni tra ambienti di corte, tra provincia e capitale, tra Sicilia e Napoli, l'isolamento internazionale e la scarsa considerazione in Europa dei reali, fanno del Regno una struttura fragile: «per questi e altri fattori, tra i quali non sono secondari gli appoggi internazionali, l'impresa garibaldina dallo sbarco a Marsala l'11 maggio 1860, sembra non forzare la situazione ma essere l'occasione di uno sfascio atteso, irrecuperabile, e insieme incredibile, frutto anche di complotti» [p. 28].
Il libro è anche una risposta di metodo storiografico a quegli alfieri del revisionismo storico che si improvvisano scopritori di complotti, congiure e malefatte che gli storici di professione non avrebbero voluto rivelare. Infatti, con estrema onestà e rigore metodologico, Renata De Lorenzo mostra come sin dall'indomani dell'unificazione nazionale, gli intellettuali meridionali levarono voci critiche nei confronti dei risultati ottenuti con l'annessione del regno meridionale al Piemonte e soprattutto nei confronti dei metodi utilizzati. Ad esempio, Mariano D'Ayala, ufficiale dell'esercito borbonico e poi politico sostenitore dell'unità d'Italia, «si pone il problema di tutelare il patrimonio del Risorgimento meridionale ed è contro la politica cavouriana, a suo parere conciliante verso gli ex borbonici» [p. 171].
È fatto un breve cenno anche agli «equivoci primati» che tanto appassionano i revisionisti, i nostalgici neoborbonici e la letteratura di facile consumo. Vero è che la prima tratta ferroviaria italiana è la Napoli-Portici del 1837, ma alla vigilia dell'unificazione, la Pianura Padana conta già 1372 km di linee ferrate sui 1800 dell'intera penisola italiana, mentre la Sicilia ne è totalmente priva. Ciò non è un'accusa di arretratezza del Mezzogiorno, ma è la prova della totale mancanza di una politica economica di sviluppo e di interventi strutturali, che caratterizza il governo di Napoli e la casa regnante.
Il merito, che va riconosciuto alla De Lorenzo, è di aver dato voce ai personaggi che sono viva testimonianza degli eventi e del clima politico del regno napoletano, per questo motivo sono preziosi e fondamentali soprattutto il quinto capitolo, Famiglie di "patrioti" [pp. 74-101], e l'ottavo ed ultimo capitolo, Imbarazzo e nostalgici di mondi sconfitti [pp. 167-177], sebbene acquistino valore e importanza proprio all'interno del libro e del lavoro di ricerca dell'autrice.
L'opera comprende un ottimo apparato di Note [pp. 179-213], dal quale è possibile ricavare una poderosa bibliografia che dà misura del lavoro di ricerca compiuto dalla storica, soprattutto sulle pubblicazioni dei protagonisti circa i fatti studiati. È presente anche un Indice dei nomi [pp. 215-227].
Borbonia felix fa parte della collana Aculei, dedicata ai grandi temi della storia che dividono l'opinione pubblica. La collana è diretta da Alessandro Barbero, professore ordinario di storia medievale presso l'Università degli studi del Piemonte Orientale.


Piero Canale



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