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martedì 5 novembre 2013

Tutti mi danno del bastardo

Nick Hornby, Tutti mi danno del bastardo, Parma, Guanda, 2013, 65 pp., ISBN 978-88-2350-618-3

Non dev’essere piacevole scoprire, un giorno, di essere il protagonista della seguitissima rubrica settimanale della tua ex-moglie dal chiaro titolo di “BASTARDO!” in cui i tuoi difetti matrimoniali sono esposti al pubblico ludibrio. È questo lo spunto del breve racconto di Nick Hornby che, con il solito stile British, pungente e scorrevole, imbastisce una storia non banalissima sugli effetti della comunicazione e delle sue conseguenze devastanti sulla vita di chi si trova ad esserne investito.
Charlie, lo sfortunato protagonista del plot, non è un personaggio pubblico ma sua moglie sì, e sfrutta la sua maggiore fama e appeal per vincere la battaglia (a distanza e senza particolari contromisure da affrontare) con l’ex marito fedifrago. Tra sensi di colpa, risalite e crolli repentini, la storia di Charlie si dipana ad una velocità superiore alla media e alla fine scorre via in un’ora di lettura. Gli spunti più interessanti del libro vengono fuori dal confronto tra il protagonista e le donne (l’ex moglie, la madre e STRONZA!) con cui interagisce, ambito in cui Hornby assegna, da sempre, all’uomo il ruolo di anello debole della catena, a confronto con donne che sono sempre più volitive, mature e consapevoli degli uomini, giudizio che condivido e che, in parte, spiega la mia ammirazione per lo scrittore inglese.
Purtroppo però, nonostante ottime promesse e molte pagine divertenti, alla fine qualcosa non va. Pur facendo parte della nutrita schiera dei fan di Hornby, devo riconoscere che questo suo racconto non riesce nel mirabolante equilibrio di “È nata una star!” e senza un accompagnamento musicale di rilievo – fatto inusuale nella bibliografia di Hornby grande appassionato di POP – un finale che non lascia il segno e una storia che si risolve solo in parte e, inoltre, in modo prevedibile e un po’ banale, Tutti mi danno del bastardo raggiunge appena la sufficienza per la gradevolezza dello stile e la sottile ironia, ma onestamente 9 euro per un’ora di lettura spensierata mi paiono troppi.

Bartolo Megna



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