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mercoledì 5 giugno 2013

Fortuna, il buco delle vite



Jolanda Buccella, Fortuna, il buco delle vite, Maserà di Padova, Ciesse, 2012, pp. 592, ISBN libro 978 88 6660 0442.

Quando ho ricevuto in regalo il romanzo di Jolanda Buccella, sono rimasta un tantino turbata: 592 pagine scritte da un esordiente mi sono sembrate davvero tante. Ho iniziato ad osservarlo con una certa freddezza, non mi piaceva nemmeno il titolo, non capivo il nesso con l’immagine di copertina raffigurante una bellissima donna immersa in una natura lussureggiante . Poi, invece, l’ho aperto, ho cominciato a leggerlo e non sono più riuscita a fermarmi.
La protagonista di questo romanzo - che impareremo anche a conoscere col soprannome di Piccoletta la barbona e quello di Fortuna - è J.. Tre nomi per tre vite totalmente diverse l’una dall’altra. Iniziamo a leggere di lei quando è ancora una simpatica ragazzina con i capelli rossi e gli occhi verde smeraldo, affetta da una grave malformazione alla colonna vertebrale: la spina bifida – quel buco della vita - che influenzerà in modo negativo il legame fondamentale tra la bambina e sua madre Anita, splendida ex ballerina costretta ad abbandonare il sogno di danzare nei migliori teatri del mondo per accudire la figlia. Un rapporto difficile, costellato dal visibile astio della madre per la carriera irrimediabilmente compromessa e dalla sofferenza della piccola J. sommersa dai sensi di colpa. Dolore smorzato parzialmente dall’amore di nonna Umberta Prima Rizzutelli, una donna un po’ eccentrica ma dal cuore d’oro che riesce a carpire tutte le migliori qualità della nipotina.
Dopo un’adolescenza dilaniata da gravi disturbi alimentari, sorti in seguito alla morte di Umberta, J. trova il coraggio di reagire: fugge dalla casa natìa e si rifugia a Roma nella speranza di poter dare un taglio netto al passato. Nella capitale troverà, però, una nuova e amara dose di sofferenza. Sola e senza soldi si ritrova a vagare per le strade di una città fredda e ostile. Così J. – spogliatasi della vita precedente e divenuta Piccoletta la barbona - vivrà più di dieci anni, quasi senza accorgersene, lottando spietatamente per la sopravvivenza. È quasi allo stremo delle forze quando finalmente arriva la svolta: l’incontro improvviso e inaspettato con Nadir, affascinante medico ruandese che, giorno dopo giorno, riuscirà a restituirle un posto dignitoso nella società e a darle l’opportunità di conoscere il significato più autentico della parola amore.
Una donna, tre vite vissute con dolore, passione, angoscia e speranza che si svolgono in un crocevia di luoghi: dall’Italia del piccolo paesino in provincia Salerno e della splendida capitale al Ruanda dilaniato dal terribile genocidio dei tutsi, avvenuto nell’aprile del 1994.
      Tre vite profondamente diverse l’una dall’altra che, come un complicato puzzle, si ricompongono davanti agli occhi della donna - ormai condannata a morte in un’anonima prigione ruandese - intenta ad afferrare i fantasmi del passato. Tra lutti devastanti, abbandoni insopportabili e amori negati che l’hanno trascinata nella disperazione più profonda, insegnandole comunque a rialzarsi ogni volta con maggiore determinazione, questo romanzo - per certi versi crudo, spietato, avvincente e capace di lasciare con il fiato sospeso - regala al lettore una sfumatura di emozioni forti e inaspettate fino all’ultima pagina.
La giovane autrice è riuscita nel difficile tentativo di scrivere una storia lunga ma mai ripetitiva, toccando temi di forte impatto sociale come la disabilità e i disturbi alimentari senza per questo correre il rischio di risultare retorica.
La sua scrittura, semplice ma efficace, riesce a coinvolgere il lettore e a farlo immedesimare  nelle storie dei personaggi raccontati sempre in modo geniale e con dovizia di particolari.

Marta Lodetti


http://www.ilfaroonline.it/imgart/mini/Cover_Fortuna.jpg

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