Rita Elia, Puntu e a Capu. Poesie in lingua siciliana,
Geraci Siculo (PA), Edizioni Arianna, 2010, 89 pp., ill., ISBN 978-88-8994350-2.
La poesia non ha lingua, non ha ideologia: segue soltanto le ragioni
dell'interiorità dell'anima. Per parlare di poesia, e quindi anche dei
componimenti di Rita Elia, bisogna, innanzitutto, scrollare queste pagine delle
inutili catafratte del barocchismo, delle velleità e delle rivendicazioni
culturali. Altrimenti si corre il rischio di celebrare il trionfo del "partito
spagnuolo" siciliano.
La poesia non è mai provinciale, per questo motivo a nulla vale la lingua
in cui essa è scritta. La poesia è racconto dell'universale e del possibile –
ce lo dicono i filosofi – e l'anima è pronta a generare la poesia dall'aorgica
potenza delle passioni e delle sofferenze che riempiono il cuore e che soltanto
per una combinazione casuale si traduce in versi scritti, ed ancor più casuale
è la lingua e l'espressione in cui essa si manifesta.
Poesia, per le ragioni dell'universale, è quindi emanazione del sacro,
che permette al lettore di poter percorrere la strada per l'incontro con il
divino. Solo il contatto con il sacro ci permette di leggere le poesie di Rita
Elia. Non è casuale, infatti che i più bei componimenti, siano quelli rivolti
alle Madonne, alle Madunnuzze e alle
Sante. «Inchiodati dalle colpe e dagli errori», i lettori possono tuttavia
ritrovare in questi versi, il ristoro della grazia e della poesia, la quale,
pur comprendendo la natura ctonia dell'uomo, concede la possibilità della
salvezza dell'anima, che è un percorso che inizia con una «valigia, una sola».
Alla Madonna del mare sono infine rivolti la suprema preghiera e il verso
rispettoso, affinché non sia lasciato alle asperità della Natura il vincolo
terreno che lega all'uomo alla sua terra. Ed è per questo che la lettura di
questa raccolta di poesie è come il ritorno del pescatore, è un peso che si
allontana insieme alla malinconia.
Lorenzo Cusimano
Dono dell'autrice |
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