Carlos
Ruiz Zafón, L’ombra del vento, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 2004, 439 pp.
ISBN 88-04-52733-1.
Barcellona
1945, Daniel Sempere, protagonista del romanzo, viene portato dal padre al
Cimitero dei Libri Dimenticati – antica e immensa libreria che raccoglie tutti
i libri di cui nessuno ha più memoria – e da questi invitato a sceglierne uno.
È qui che ha inizio la storia, Daniel sceglierà (o sarà il libro a scegliere
lui?) L’Ombra del Vento, libro
sconosciuto del più ancora sconosciuto autore Julian Carax, e da questo momento
la vita di Daniel verrà sconvolta da una serie di eventi che lo cambieranno
come ragazzo prima, e come uomo poi.
L’ombra del vento di
Zafón ha rappresentato un piccolo caso editoriale: pubblicato nel 2001,
inizialmente passato sotto traccia, ha visto crescere la sua notorietà grazie
al passaparola dei lettori, che lo hanno portato ad essere uno dei libri più
letti degli ultimi anni… ma viene da chiedersi perché? Magari avevano ragione i
lettori nel 2001 ad ignorarlo; per carità il libro è ben scritto, i personaggi
sono ben delineati, ma la storia non decolla mai, non ci sono mai spunti che ti
fanno ritardare l’ora di cena di 20 minuti pur di continuare a leggere. Il
romanzo si muove fra tanti generi (è romantico, è avventuroso, è giallo, è
anche horror) ha tanti intrecci, tante sottotrame, ma spesso si perde nella
banalità e nella prevedibilità (come ad esempio il parallelismo tra la vita di
Daniel Sempere e quella di Julian Carax); pochi, pochissimi i veri sussulti
coinvolgenti e nessun finale a sorpresa, tutto scorre al suo posto per come ci
si immagina. Al romanzo fa da sfondo una Barcellona cupa e piovosa manco fosse
Londra.
La
sensazione che si ha alla fine è che tanto clamore attorno a certi libri
derivi, più che altro, da una certa mania modaiola che nulla ha a che vedere
con il valore intrinseco del prodotto libro.
Alberto
Capizzi
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