Renata De Lorenzo, Borbonia felix. Il Regno delle Due Sicilie
alla vigilia del crollo, Roma, Salerno Editrice, 2013, 230 pp., (Aculei,
13), ISBN 9788884028303.
Renata De Lorenzo, docente di storia contemporanea presso l'Università
«Federico II di Napoli», pubblica per i tipi della Salerno Editrice, un'opera
che mette ordine e chiarezza sulla storia degli ultimi cinquant'anni di vita
del Regno delle Due Sicilie.
Il libro analizza le dinamiche interne al regno e la situazione
internazionale che portano al collasso dello stato meridionale e alla fine
della dinastia dei Borboni.
L'opera mette in evidenza, non solo l'inadeguatezza e il ritardo storico
dei regnanti borbonici (in particolar modo di Ferdinando II) a guidare il
regno, i quali si presentano come ultraconservatori e dispotici, ma anche le
difficoltà, l'estrema complessità, le contraddizioni della vita politica e
amministrativa, della società e dell'economia dell'Italia meridionale
preunitaria.
Privo di una classe borghese influente e propositiva e ostile a ogni
apertura liberale, il Regno delle Due Sicilie si trova anche a gestire – o
forse sarebbe meglio dire "a non gestire" – una difficile convivenza
tra Sicilia e Napoli, iniziata con l'unione dei due regni, e consumatasi
definitivamente nel 1849.
Il crollo improvviso di un Regno è l'insieme di molti fattori.
L'anacronismo dell'apparato dirigente e amministrativo, risalente al periodo
murattiano, 1806-1815, e dell'esercito, oltre ai latenti conflitti interni tra
ambienti di corte, tra provincia e capitale, tra Sicilia e Napoli, l'isolamento
internazionale e la scarsa considerazione in Europa dei reali, fanno del Regno
una struttura fragile: «per questi e altri fattori, tra i quali non sono
secondari gli appoggi internazionali, l'impresa garibaldina dallo sbarco a
Marsala l'11 maggio 1860, sembra non forzare la situazione ma essere
l'occasione di uno sfascio atteso, irrecuperabile, e insieme incredibile,
frutto anche di complotti» [p. 28].
Il libro è anche una risposta di metodo storiografico a quegli alfieri
del revisionismo storico che si improvvisano scopritori di complotti, congiure
e malefatte che gli storici di professione non avrebbero voluto rivelare.
Infatti, con estrema onestà e rigore metodologico, Renata De Lorenzo mostra
come sin dall'indomani dell'unificazione nazionale, gli intellettuali
meridionali levarono voci critiche nei confronti dei risultati ottenuti con
l'annessione del regno meridionale al Piemonte e soprattutto nei confronti dei
metodi utilizzati. Ad esempio, Mariano D'Ayala, ufficiale dell'esercito
borbonico e poi politico sostenitore dell'unità d'Italia, «si pone il problema
di tutelare il patrimonio del Risorgimento
meridionale ed è contro la politica cavouriana, a suo parere conciliante
verso gli ex borbonici» [p. 171].
È fatto un breve cenno anche agli «equivoci primati» che tanto
appassionano i revisionisti, i nostalgici neoborbonici e la letteratura di
facile consumo. Vero è che la prima tratta ferroviaria italiana è la
Napoli-Portici del 1837, ma alla vigilia dell'unificazione, la Pianura Padana
conta già 1372 km di linee ferrate sui 1800 dell'intera penisola italiana,
mentre la Sicilia ne è totalmente priva. Ciò non è un'accusa di arretratezza
del Mezzogiorno, ma è la prova della totale mancanza di una politica economica
di sviluppo e di interventi strutturali, che caratterizza il governo di Napoli
e la casa regnante.
Il merito, che va riconosciuto alla De Lorenzo, è di aver dato voce ai
personaggi che sono viva testimonianza degli eventi e del clima politico del
regno napoletano, per questo motivo sono preziosi e fondamentali soprattutto il
quinto capitolo, Famiglie di
"patrioti" [pp. 74-101], e l'ottavo ed ultimo capitolo, Imbarazzo e nostalgici di mondi sconfitti
[pp. 167-177], sebbene acquistino valore e importanza proprio all'interno del
libro e del lavoro di ricerca dell'autrice.
L'opera comprende un ottimo apparato di Note [pp. 179-213], dal quale è possibile ricavare una poderosa
bibliografia che dà misura del lavoro di ricerca compiuto dalla storica,
soprattutto sulle pubblicazioni dei protagonisti circa i fatti studiati. È presente anche un Indice dei nomi [pp. 215-227].
Borbonia felix fa parte della collana Aculei, dedicata ai grandi temi della
storia che dividono l'opinione pubblica. La collana è diretta da Alessandro
Barbero, professore ordinario di storia medievale presso l'Università degli
studi del Piemonte Orientale.
Piero Canale
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