Nick
Hornby, Tutti mi danno del
bastardo, Parma, Guanda, 2013, 65
pp., ISBN 978-88-2350-618-3
Non
dev’essere piacevole scoprire, un giorno, di essere il protagonista della
seguitissima rubrica settimanale della tua ex-moglie dal chiaro titolo di
“BASTARDO!” in cui i tuoi difetti matrimoniali sono esposti al pubblico
ludibrio. È questo lo spunto del breve racconto di Nick Hornby che, con il
solito stile British, pungente e
scorrevole, imbastisce una storia non banalissima sugli effetti della
comunicazione e delle sue conseguenze devastanti sulla vita di chi si trova ad
esserne investito.
Charlie,
lo sfortunato protagonista del plot, non è un personaggio pubblico ma sua
moglie sì, e sfrutta la sua maggiore fama e appeal per vincere la battaglia (a
distanza e senza particolari contromisure da affrontare) con l’ex marito
fedifrago. Tra sensi di colpa, risalite e crolli repentini, la storia di
Charlie si dipana ad una velocità superiore alla media e alla fine scorre via
in un’ora di lettura. Gli spunti più interessanti del libro vengono fuori dal
confronto tra il protagonista e le donne (l’ex moglie, la madre e STRONZA!) con
cui interagisce, ambito in cui Hornby assegna, da sempre, all’uomo il ruolo di
anello debole della catena, a confronto con donne che sono sempre più volitive,
mature e consapevoli degli uomini, giudizio che condivido e che, in parte,
spiega la mia ammirazione per lo scrittore inglese.
Purtroppo
però, nonostante ottime promesse e molte pagine divertenti, alla fine qualcosa
non va. Pur facendo parte della nutrita schiera dei fan di Hornby, devo
riconoscere che questo suo racconto non riesce nel mirabolante equilibrio di “È
nata una star!” e senza un accompagnamento musicale di rilievo – fatto inusuale
nella bibliografia di Hornby grande appassionato di POP – un finale che non
lascia il segno e una storia che si risolve solo in parte e, inoltre, in modo
prevedibile e un po’ banale, Tutti mi
danno del bastardo raggiunge appena la sufficienza per la gradevolezza
dello stile e la sottile ironia, ma onestamente 9 euro per un’ora di lettura
spensierata mi paiono troppi.
Bartolo
Megna
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