Fernando Pessoa, Il libro dell'inquietudine di Bernardo
Soares, prefazione di Antonio Tabucchi, Milano, Feltrinelli, 2000, 277 pp.,
ill. (Universale Economica Feltrinelli), ISBN 978-88-07-81626-0.
Il libro dell'inquietudine è il diario di Bernardo Soares, un
contabile della Lisbona degli anni Trenta. L'autore del diario, che altro non è
che un eteronimo di Fernando Pessoa, trascorre il suo tempo tra lo sterile
lavoro, il sogno e la scrittura quasi maniacale delle pagine asfittiche,
ostiche, soffocanti che compongono questo romanzo.
Bernardo Soares non è un sognatore, quale l'idea romantica potrebbe
suggerire. Infatti, il sogno di cui parla il contabile è l'unica esperienza
reale di vita che gli sia permessa. Per Soares la vita è una complessa, e a
volte insensata, oscillazione tra l'inazione e la mancanza di consapevolezza.
Solo il sogno dà la vera prova dell'esistenza: «omnia fui, nihil expedit».
Il diario si contorce, come viscere in preda a degli spasmi. Tra le
pagine di pioggia e le pagine del caldo umido e asfissiante si insinuano
profondamente le riflessioni sull'esistenza e sull'umanità, le massime sulla
religione e sul secolo. Quella di Soares è una filosofia pratica, che si fa
forte dell'esperienza non vissuta.
Soares (o Pessoa?) scioglie momento per momento la sua esistenza - il
diario risale agli ultimi anni di vita dello scrittore - la analizza con lo
stesso metodo con cui si osserva la vita intorno, alla quale sembrerebbe totale
il disinteresse, ma che tuttavia l'autore descrive con incredibile
partecipazione interiore: ogni cosa investe in pieno i sensi di Soares. Ogni
suono ogni colore, ogni odore: «nulla è fuori di lui...», verrebbe da dire...
La costante di questo libro è la peregrinazione angosciosa, tra la
meditazione, i sogni e il tedio.
Difficile è però ripercorrere le pagine di questo libro, cercando di
seguire una sua logica interna. Non credo si possa fare una recensione, ovvero
una descrizione puntuale di questo diario.
Le pagine sono libere e libera ne è l'accoglienza che ciascuno può farne
nel proprio animo, nella propria testa. Questo libro ha troppe facce: l'autore
ne ha disegnate troppe; il lettore troppe ne può scorgere, accogliere o
decidere di ignorare.
E nello stesso tempo questo libro può essere una condanna o una salvezza.
Salvezza... per chi il pericolo lo ha già scampato. Questo libro è dunque
un conforto, una speranza: «ho evitato di fare la sua fine, non vivo più come
Soares, prima vivevo così». Il libro dell'inquietudine è allora il più grande
invito alla vita, a lasciare Rua dos
Douradores, ad affrontare con occhi diversi il mondo intorno.
Non basta il sogno: diventa necessario l'Amore. E in questo libro manca
l'Amore. E allora per chi vive senza Amore, questo libro è un'atroce condanna.
Bernardo Soares non sa cosa è l'Amore. É lontano dall'Amore. E chi vive senza
Amore è condannato a essere Bernardo Soares, a vivere chiuso in un'umida e
insalubre stanza, a dormire senza posa e senza ristoro in un letto sempre
sfatto.
Il libro non dà soluzioni. Non mostra vie da seguire. Non scioglie le
contraddizioni.
Al lettore la voglia, la forza di continuare la lettura.
Consigliarlo? Una responsabilità troppo grande.
Piero Canale
Nessun commento:
Posta un commento