Amélie Nothomb, Igiene dell’assassino, Parma, Guanda
Editore, 2012, 175 pp., ISBN 978-88-8246-366-3.
«Non senza legittimo orgoglio il signor Tach si seppe colpito dalla
temibile sindrome di Elzenveiverplatz, chiamata più volgarmente ‘cancro delle
cartilagini’, che lo studioso eponimo aveva scoperto nel XIX secolo alla
Cayenna in una dozzina di ergastolani reclusi per violenza sessuale con annesso
omicidio, e che da allora non si era più ripresentata».
Uscito nel 1992, è questo il primo romanzo della Nothomb; la sua fortuna
ruota intorno alla grande – in tutti i sensi!- figura dello scrittore Prétextat
Tach, premio Nobel, più che per la letteratura, per la misantropia e la
misoginia. L’ottuagenario Maestro è un eremitico, presuntuoso, paralitico,
vorace e calvo grumo di lardo, benedetto da una rarissima malattia che promette
di coronare di morte gloriosa una lunga e lusinghiera carriera di autore.
Stampato e distribuito per tutto il mondo, riverito e lodato da tutti gli
intellettuali, Prétextat è letto da nessuno e, forte di questo vanto, decide di
gratificarsi con un ultimo regalo. Come un grasso ragno, apre il suo
appartamento a degli sprovveduti giornalisti, che si lanciano nella sua
ragnatela, per finire fagocitati dal pantagruelico Ego dello scrittore.
Qualsiasi approccio, qualsiasi tattica improvvisata o pianificata a tavolino
dagli intervistatori è resa vana da Prétextat: con i suoi sofismi blandisce,
adula, insulta, confonde, sfinisce e mette in fuga con ferocia anche i più
brillanti fra i giornalisti, incapaci di sostenere il pressing dialettico del
Maestro. L’ultimo intervistatore è però una donna, Nina, una «piccola
rompiscatole insolente». Decisa a condurre il gioco, altera e inflessibile al
contempo, Nina è Femmina e dunque, nella sottesa logica northombiana, letale.
Si percepisce come il romanzo, perlopiù composto da dialoghi, nell’ultimo
capitolo cambi ritmo, quando le discussioni surreali ed esasperate/esasperanti
ammannite dallo scrittore vengono soppiantate da quelle rigorose dalla giornalista.
Come in un giallo di Ellery Queen, alla fine della storia tutti gli
ingarbugliati indizi sparsi per il romanzo vengono raccolti, e i fili
dell’oscuro passato riannodati ad intrappolare il grasso ragno, vittima felice
della propria ragnatela. Il romanzo è condotto con mano leggera, che permette
di sorvolare su qualche sofisma di troppo; ma la Nothomb, penna e personaggio
peculiare che si ama o si odia all’istante, merita letteralmente chapeau!
Eloisia Tiziana Sparacino
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