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mercoledì 5 giugno 2013

La scomparsa di Patò


Andrea Camilleri, La scomparsa di Patò, Milano, Mondadori, 2000, 253 pp., ISBN 978-88-04-48412-8.

21 marzo 1890, Venerdì santo.
A Vigata si sta svolgendo la sacra rappresentazione comunemente chiamata “ Mortorio”.
Vi partecipa , nel ruolo di Giuda, il ragioniere Antonio Patò, stimato direttore della locale “Banca di Trinacria”.
Finita la rappresentazione, di Patò si perdono le tracce.
Scomparso.
Si mette quindi  in moto un microcosmo deputato alla risoluzione del caso.
Si mettono in moto anche altre componenti: burocrazia, poteri politici, convenzioni sociali, desiderio di rispettabilità, ambiguità comunicative...
Non è altro che un’indagine, potremmo concludere; Camilleri ci ha abituati al metodo di lavoro di Montalbano.
Ma qui Camilleri si diverte sfacciatamente, mostrandoci per quali vie, spesso contorte, perverse e contrarie al  più elementare buonsenso, si può procedere.
Per carità, nessun giudizio ...
Alla verità, nonostante tutto, si arriva sempre. Prima o poi.
Ma la verità deve essere “politicamente corretta” e perciò  si procede a cambiare le carte in tavola.
Della scomparsa di Patò viene data la versione che tutti si aspettano: un malaugurato incidente, niente da ricondurre alla volontà dell’integerrimo funzionario, marito amorevole e padre responsabile di lasciarsi trascinare dal vortice della passione …
La particolarità del romanzo sta nel fatto che esso è stato costruito sulle “carte”. E sì, è tutta una raccolta ordinata e sapiente di documenti scambiati tra rappresentati delle istituzioni, personaggi autorevoli, professionisti (questore, carabinieri, prefetto, giornalisti, direttore di filiale, un primario, un sottosegretario di stato, un avvocato, un capo di gabinetto del ministro dell’interno, …).
Chi legge deve compiere diverse operazioni interessanti: cercare le connessioni tra i vari documenti, chiedersi il reale significato di alcuni messaggi più o meno ufficiali,scoprire che lo stesso concetto può essere espresso con vari registri..
Non è affatto una lettura banale.
Bisogna essere molto vigili.
Non lasciarsi mai prendere in giro.
E … soprattutto … stare al gioco!
E pensare che tutto nasce da un involontario suggerimento di Leonardo Sciascia, in A ciascuno il suo:

“Cinquant'anni prima, durante le recite del “Mortorio”, cioè la Passione di Cristo secondo il cavalier D'Orioles, Antonio Patò, che faceva Giuda, era scomparso, per come la parte voleva, nella botola che puntualmente, come già un centinaio di volte tra prove e rappresentazioni, si aprì: solo che (e questo non era nella parte) da quel momento nessuno ne aveva saputo più niente; e il fatto era rimasto in proverbio, a indicare misteriose scomparizioni di persone e di oggetti”.

Giusi Trupia


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