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mercoledì 5 giugno 2013

L’agenda rossa di Paolo Borsellino



Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza, L’agenda rossa di Paolo Borsellino, prefazione di Marco Travaglio, Milano, Chiarelettere, 2007, 238 pp., ISBN 978-88-6190-014-1.

Negli ultimi anni molto è stato detto e fatto per celebrare l’eroica figura di Paolo Borsellino. Molto poco, invece, si sa dell’ultimo periodo della sua vita, ovvero quei famosi 56 giorni che separano la strage di Capaci dall’esplosione di via D’Amelio, quando qualcuno decide la sua condanna a morte.
In questi ultimi giorni si torna a parlare della famosa agenda rossa di Paolo Borsellino. Cosa conteneva questo documento scottante che il magistrato palermitano portava sempre con sé? Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza, in questa pubblicazione del 2007, ricostruiscono e delineano, uno dopo l’altro, gli ultimi 56 giorni di vita di Borsellino servendosi delle carte giudiziarie, delle testimonianze dei pentiti, delle confidenze di familiari, colleghi e investigatori.
Vengono fuori delle pagine al cardiopalma in alcune delle quali si possono veramente rintracciare stralci di quell’agenda maledetta dove Borsellino annotava le riflessioni e i fatti più segreti. Qualcuno ebbe fretta di farla sparire: ma chi poteva sapere che quel documento, che tra l’altro il giudice utilizzava da poco tempo, gli serviva per annotare i suoi pensieri e i fatti più scottanti? Borsellino poco tempo prima di essere assassinato, confidò, in lacrime, di essere stato tradito da un amico. Chi è questa persona? E perché dopo la strage di Capaci nessuno degli investigatori nisseni, che si occupavano dell’eccidio, ebbe l’accortezza di interrogare Borsellino che, com’è noto, doveva sapere molte cose? Sicuramente, dopo l’uccisione di Falcone, era diventato un soggetto troppo scomodo che sapeva troppo e soprattutto annotava troppo.
In quell’agenda doveva essere scritto tanto. Chi incontrava, chi intralciava il suo lavoro in procura, le verità che andava scoprendo. Lasciato solo negli ultimi giorni della sua vita, soprattutto da uno Stato se non complice volutamente indifferente, disse: «Ho capito tutto…mi uccideranno, ma non sarà una vendetta della mafia…Forse saranno mafiosi quelli che materialmente mi uccideranno, ma quelli che avranno voluto la mia morte saranno altri».

Biagio Bertino


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