Ferenc Molnár, I Ragazzi della Via Paal, Milano,
Opportunity Book, 1995, 159 pp. (Classici Junior, 13), ISBN 88-8111-013-X.
Ho letto questa storia all'età di dieci anni. Era uno dei miei primi libri. Non riuscivo a capire in
che periodo fosse ambientato il racconto e nemmeno quale fosse la città teatro
della storia. Tuttavia ricordo perfettamente quei compagni di giuoco. Giovanni
Boka era il leader che stimavo, l'amico che desideravo nella solitudine estiva
di quegli anni in cui tutto era scoperta e voglia di conoscere. Forse in me
c'era qualcosa del piccolo Ernesto Nemecsek, fragile e poco coraggioso. Non era
necessario immaginare i luoghi di quelle appassionanti battaglie e di quelle
pericolosissime missioni: quei posti li conoscevo bene, li vedevo, li
frequentavo nei pomeriggi votati a qualche fantasioso passatempo con dei
crudeli amici, che erano, sì cattivi e crudeli come la squadra delle famigerate
Camicie Rosse, ma non così ingegnosi
e geniali.
Ricordo perfettamente che la mia scuola elementare - un edificio degli
anni trenta, tanto imponente quanto freddo - era identica a quella del
racconto. Lo stucco delle finestre non l'ho mai masticato e non immagino
nemmeno che sapore abbia, però posso dire di comprendere quanto fosse duro
custodire un segreto e sopportare le ingiurie a costo di difenderlo. Qualche
piccolo segreto era lo stucco che custodivamo in pochi nelle stradine sterrate.
Poi vi era il campo di battaglia. Io lo conoscevo a menadito. Certo, più
che tirare le bombe di sabbia ai nemici, lo usavamo per i gavettoni o per giocare
le interminabili partite di pallone.
Non avevo un laghetto, dove tirare i sassi. Avevamo però i limoni da
mangiare o tirare.
Anch'io avevo paura dei fratelli Pásztor, figure inquietanti e inique,
dotati di forza sovraumana.
Non ho mai sopportato i tipi come Desiderio Geréb, invidiosi e
doppiogiochisti, sempre pronti ad annotare tutto nel libro nero e pianger
ostentando un pentimento. Molnár forse era sincero quando scriveva del
pentimento di Geréb, ma io rimango diffidente.
Non ricordo tutti quei mitici protagonisti del racconto, però quando l'ho
letto - e lo rilessi più volte nel corso degli anni - essi mi tennero
compagnia, sentendoli veramente amici quei ragazzi della via Paal insieme al
loro papà Molnar.
Lorenzo Cusimano
Nessun commento:
Posta un commento