Claudia Giordano-Vincenzo Signorelli (a cura di), Antica cucina del Val di Noto, Palermo, Officina
di Studi Medievali, 2013, 224 pp., (Libridine, 2), ISBN 978-88-6485-079-5
Se per cultura si intende ogni prodotto che nasce dalla mente e dalla
mano dell’uomo, in questa definizione vi fa parte a pieno titolo anche la
cultura gastronomica di una comunità. La trascrizione e pubblicazione di questo
documento mette in evidenza la stretta continuità tra oralità e scrittura,
strumento di trasmissione socio-culturale in cui la tradizione gastronomica si
pone come veicolo della storia locale.
Nell’Ottocento già il filosofo tedesco Feuerbach asseriva:
«Noi siamo ciò che mangiamo», e in questo volume che raccoglie un interessante
ricettario del’900 è possibile delineare le tradizioni dei personaggi che hanno
vissuto nella Val di Noto, le diverse mani che hanno redatto questo ricettario,
che hanno preparato e degustato i piatti di un’antica tradizione, talvolta
arricchendoli e facendoli entrare in comunicazione con le tipicità delle
regioni del nord d’Italia, perché il cibo è essenzialmente comunione. Se gli
ingredienti che occorrono per preparare una pietanza sono ben definiti, creando
un equilibrio tra le parti, e solo l’estro del cuoco può creare strane e nuove
unioni casuali, la storia che si pone alle origini di questa pubblicazione è
meramente frutto del caso, quel caso che genera il giusto equilibrio culturale,
che conduce a una ricerca puntuale, in cui ancora una volta competenze diverse
si uniscono per creare un prodotto culturale e sociale che amalgama passato e
futuro con il sale della conoscenza. Un ricettario che veicola saperi e sapori,
le cui ricette sono testimonianza orale e scritta da gustare.
Aprono il volume la Presentazione
di Corrado Bonfanti [pp. 1-2], la
Prefazione di Maria
Alecci [pp. 3-4], la nota sul Museo delle
carte di Pietro Giannone [pp. 5-6], l‘Introduzione
di Vincenzo Signorelli [pp. 7-8], Il
ricettario. Analisi del manufatto di Caludia Giordano [pp. 9-14], Il ricettario. Appunti sull’intervento di
restauro di Nicoletta Scariolo [pp. 15-18] e la nota storica Come si stava a tavola a Noto tra fine ‘800
e ‘900 di Alessandro Musco [pp. 19-24] cui segue la trascrizione del Ricettario del Val di Noto [pp. 25-199].
Chiudono il volume il Glossario [pp.
201-204] e le Immagini del ricettario
[pp. 205-219].
Queste pagine che narrano le casualità di un
Ricettario le ho lette guardando oltre, assaporando tra gli scritti la speranza
che nasce dalla voglia di scoprire, di cercare tra le carte polverose (da alcuni)
ritenute inutili, ma che sono piccolissime tessere del mosaico della storia,
una storia che produce memoria e la trasforma in memoria viva.
Si consiglia la lettura di questo volume a tutti gli
appassionati di “carte polverose”, perché esso, frutto di una sinergia, può
dare speranza a chi ancora crede nell’importanza dei documenti, dei libri e dei
luoghi di conservazione. Ovviamente lo si consiglia anche a tutti coloro che
sono appassionati di gastronomia e di tradizioni locali. Buona lettura e buon
appetito!
Nessun commento:
Posta un commento