Emanuele Lanzetta, Miele di mare. Romance di una compagna e di un viaggio,
Palermo, Editrice Officina Trinacria, 2013, 79 pp., ISBN 978-88-96490-59-4.
Raccontare un amore, raccontare un viaggio: questo è compito della
Poesia.
Amore e viaggio hanno sfumature e mille significati. I più veri e i più
normali nello stesso tempo. Ci si affida ai versi per narrare e salvare
l'anima, dopo che essa si è persa in un amore e in un viaggio, e stenta a
trovare la via del ritorno.
Miele di mare è un tentativo per l'anima, un
espediente per cacciare la morte, sebbene sia la morte il rischio della poesia,
come estremo e sublime sacrificio per il suo poeta: «Siate pronti a dimenticare
/ queste parole / fuori dai solchi / siate pronti a dimenticare / spesso / vi
lascio un ricordo per ciò che a voi / importa / mi riprendo un silenzio / che
addolcisca la voce rugginosa / stavolta e ancora» [p. 68].
In morte di Madonna Laura verrebbe da dire, se non fosse già un
ardire l'aver dedicato questi versi alla «Laura», donna che muta e che è forse
più poesia che donna. Una poesia gracile e ricamata nelle trame di un sogno:
«Colgo un fiore / solo per immaginarlo / tra i tuoi capelli» [p. 64].
Lanzetta poeta canta versi di sole e di inverno. Versi che vogliono
emanare calore, ma appaiono circuiti dalla timidezza, viziati dal dolore che
l'indifferenza ultraterrena di una donna causa, o semplicemente dalla natura
riservata del cor gentile, tanto da
raccomandare «con inconsapevole pudore» chi verrà a chiedere dell'amore. Sono
poesie di schiuma e di salsedine che residue rimangono sulla pelle e sulla
battigia, insieme agli ossi di seppia che si sfarinano di fronte all'impotenza
di una vita che non è né maligna né benevola, ma solo vita.
Sono mille i modi per leggere questi versi e lo stesso poeta consiglia di
alcune l'ascolto sotto le note del De André poeta e cantore. Eppure non ci
sarebbe bisogno di suoni, poiché la poesia di Lanzetta è già musica che ritma
il cuore.
Lorenzo Cusimano
Dono dell'editore |
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