Alan Bennet, La sovrana lettrice, Milano, Adelphi Edizioni, 2007, 95 pp., ISBN
978-88-459-2209-1.
Questo
interessante romanzo di Alan Bennett racconta una vicenda, oserei dire,
surreale: immaginate che la sovrana d’Inghilterra decidesse tutt’a un tratto di
cominciare a leggere. Anzi, non solo leggere, ma divorare libri come fossero
cornflakes. Quale la reazione dell’apparato politico-amministrativo inglese?
Una reazione particolarmente indignata, visto che i libri pian piano cominciano
a scardinare quel sistema costituito da abitudini e consuetudini che scandisce
le giornate della monarca.
Tutto
comincia in una giornata qualsiasi, in cui la regina, sentendo l’abbaiare dei
cani, nota, in un cortile del palazzo non molto familiare, la presenza di un
furgone carico di libri: una biblioteca circolante. Qui fa la conoscenza del
bibliotecario, Hutchings, e di Norman, unico utente di quella biblioteca.
Norman è un ragazzo basso e magrolino, che, per queste sue non-doti estetiche,
era stato relegato a lavorare in cucina. Da questo momento in poi tra Norman e
Sua Maestà inizia un rapporto affettuoso: il ragazzo dalla cucina viene
“promosso” a consigliere “bibliografico“ regio, con l’unico compito di curare,
proporre e procurare le letture alla sovrana. Proprio per questa sua mansione
poco impegnativa – a detta degli altri – comincia ad essere malvisto, prima dal
resto della servitù, quindi dal segretario privato della regina, Sir Kevin
Scatchard: proprio questi, approfittando di un lungo viaggio istituzionale
della regina, ad insaputa di quest’ultima, lo allontana dal palazzo con
l’allettante proposta di andare a studiare presso la prestigiosa Università
dell’East Anglia.
Questa
scoperta della lettura avviene per fasi. La prima è quella della “rivelazione”
e dell’inconsapevolezza di ciò cui si sta andando incontro. Quindi segue quella
della percezione della propria reale condizione e della necessità essenziale di
qualcosa di nuovo: «Lei, che aveva vissuto una vita diversa dalle altre,
scopriva di avere un estremo bisogno di tutto questo. Fra le pagine e dentro le
copertine poteva passare inosservata» [p. 30]. Il terzo momento è quello
dell’insofferenza per tutto ciò che fino ad allora aveva caratterizzato la sua
vita e, di conseguenza, il senso di odio nei confronti dei libri che, di quella
vita, ne aveva messo in evidenza l’indigeribile vuotezza: «Era colpa dei libri,
e a volte lei si pentiva di aver cominciato a leggerli, a entrare in altre
vite. Era come un tarlo, un tarlo nella testa.» [p. 51]
Nel
complesso il volume risulta divertente, dalla lettura fluida e scorrevole e
ricco di spunti di riflessione, in particolare riguardo al tema della lettura
nella vita di ogni individuo. CONSIGLIATO!
Vincenzo
Bagnera
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