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lunedì 5 maggio 2014

La sovrana lettrice


Alan Bennet, La sovrana lettrice, Milano, Adelphi Edizioni, 2007, 95 pp., ISBN 978-88-459-2209-1.

Questo interessante romanzo di Alan Bennett racconta una vicenda, oserei dire, surreale: immaginate che la sovrana d’Inghilterra decidesse tutt’a un tratto di cominciare a leggere. Anzi, non solo leggere, ma divorare libri come fossero cornflakes. Quale la reazione dell’apparato politico-amministrativo inglese? Una reazione particolarmente indignata, visto che i libri pian piano cominciano a scardinare quel sistema costituito da abitudini e consuetudini che scandisce le giornate della monarca.
Tutto comincia in una giornata qualsiasi, in cui la regina, sentendo l’abbaiare dei cani, nota, in un cortile del palazzo non molto familiare, la presenza di un furgone carico di libri: una biblioteca circolante. Qui fa la conoscenza del bibliotecario, Hutchings, e di Norman, unico utente di quella biblioteca. Norman è un ragazzo basso e magrolino, che, per queste sue non-doti estetiche, era stato relegato a lavorare in cucina. Da questo momento in poi tra Norman e Sua Maestà inizia un rapporto affettuoso: il ragazzo dalla cucina viene “promosso” a consigliere “bibliografico“ regio, con l’unico compito di curare, proporre e procurare le letture alla sovrana. Proprio per questa sua mansione poco impegnativa – a detta degli altri – comincia ad essere malvisto, prima dal resto della servitù, quindi dal segretario privato della regina, Sir Kevin Scatchard: proprio questi, approfittando di un lungo viaggio istituzionale della regina, ad insaputa di quest’ultima, lo allontana dal palazzo con l’allettante proposta di andare a studiare presso la prestigiosa Università dell’East Anglia.
Questa scoperta della lettura avviene per fasi. La prima è quella della “rivelazione” e dell’inconsapevolezza di ciò cui si sta andando incontro. Quindi segue quella della percezione della propria reale condizione e della necessità essenziale di qualcosa di nuovo: «Lei, che aveva vissuto una vita diversa dalle altre, scopriva di avere un estremo bisogno di tutto questo. Fra le pagine e dentro le copertine poteva passare inosservata» [p. 30]. Il terzo momento è quello dell’insofferenza per tutto ciò che fino ad allora aveva caratterizzato la sua vita e, di conseguenza, il senso di odio nei confronti dei libri che, di quella vita, ne aveva messo in evidenza l’indigeribile vuotezza: «Era colpa dei libri, e a volte lei si pentiva di aver cominciato a leggerli, a entrare in altre vite. Era come un tarlo, un tarlo nella testa.» [p. 51]
Nel complesso il volume risulta divertente, dalla lettura fluida e scorrevole e ricco di spunti di riflessione, in particolare riguardo al tema della lettura nella vita di ogni individuo. CONSIGLIATO!

Vincenzo Bagnera



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