Mino Pica, Hotel. Camere di riflessione, Copertino,
Lupo, 2013, 118 pp., ISBN 978-88-6667-090-2.
Un vecchio spiegava l'importanza della lettura con una similitudine. Egli
diceva che l'anima è come un hotel con tante camere e che la lettura serve a
riempire queste stanze. Abbiamo nella nostra anima camere, nelle quali possiamo
dare ospitalità ad Alcesti, Alëša Karamazov, Tichon, Athos, la signora Bovary e
a tutti gli altri personaggi incontriamo nella lettura.
Eppure dopo la lettura di Hotel.
Camere di riflessione di Mino Pica (giornalista e scrittore), è chiaro che
in questo albergo – che è l'anima – una stanza sia riservata a se stessi, un
luogo più o meno grande (forse un semplice sgabuzzino). Un luogo dove
nascondere il peggio o il meglio delle cianfrusaglie di se stessi. Scope,
ramazze, paure, vizi, nuovi e vecchi difetti, inspiegabili irrazionalità
dettate dalle circostanze, oppure solamente vecchie speranze. Vecchie, appunto:
calpestate o semplicemente seccate al sole.
Non esistono motivi per leggere Hotel
di Mino Pica e tuttavia non esistono nemmeno motivi per non leggerlo. Come
dichiara l'autore: «pensiamo di essere indispensabili, brillanti e preziosi, ma
siamo semplicemente unici» [p. 51]. Questo libro è quindi unico e preferisco
evidenziare due caratteristiche della sua unicità: la prima è la buona dose di
coraggio (ma anche di sfrontatezza e una stilla di amarezza), con cui l'autore
riesce a esporre una serie di istantanee dell'esistenza umana odierna e della
«apprensione continua di rincorrere ciò che consumiamo senza perché, ogni
singolo giorno» [pp. 16-17]. E sono proprio il vivere di ogni giorno, la
ricerca di un lavoro – «disoccupati a tempo indeterminato [...] interessati a
qualsiasi lavoro [e una] lunga lista di rifiuti» [p. 41] –, le relazioni, il
morbo della socialità in rete e l'apparire, a far diventare necessario questo
soggiorno in Hotel per ritrovare se
stessi, per riflettere sui giorni, forse più su quelli a venire che su quelli
passati.
La seconda caratteristica è, forse, meno legata alla qualità della
scrittura di Mino Pica, ma che di sicuro influisce notevolmente sulla capacità
narrativa del romanzo. L'autore seleziona un elenco di brani musicali della
scena indie e rock e associa un pezzo ad ogni capitolo del libro chiedendo espressamente
di ascoltarlo durante la lettura. La scelta è molto azzeccata e l'accostamento
suggestivo. Un espediente originale, inaugurato in parte con Cucina interiore (precedente lavoro
dell'autore), e creativo sulla scia del multimediale fatto in casa, che è in
grado di far scoprire tanta buona musica a chi magari non è un esperto del
genere.
Una nuova lettura edita da Lupo, casa editrice salentina attiva ormai da
più di vent'anni sempre alla ricerca di curiosità e sperimentazione.
Piero Canale
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