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giovedì 5 giugno 2014

Basilico Palermo andata e ritorno

Elisa Fulco, Basilico Palermo andata e ritorno. Gabriele Basilico in conversazione con Ferdinando Scianna, Palermo, Edizioni di Passaggio, 2007, 159 pp., ISBN 978-88-901726-2-5.

Il libro è il racconto visuale della Palermo degli anni ’90 attraverso l’obiettivo di Gabriele Basilico, riproposizione delle 37 foto che erano state esposte al Loggiato San Bartolomeo per la mostra Palermo Città (18 maggio-18 giugno 1998). Le foto, in rigoroso bianco e nero, mostrano alveari-dormitorio (non monumenti!), trafficato tessuto urbano, squarci postbellici nelle murature del centro storico, invasivi cartelloni pubblicitari, lisci intonaci con graffiti politicizzati, e così via.
A queste immagini ne sono state aggiunte altre a colori, che non avevano trovato posto in mostra: il porto della Cala, il cielo serotino, i banchetti degli ambulanti. L’umanità è quasi assente – e comunque sempre di contorno –, sostituita dalle macchine in sosta, vere protagoniste che popolano vicoli e slarghi. È qui, nel dettaglio degli intonaci scrostati e nelle connessure delle basole della pavimentazione stradale, che più si coglie la formazione di Basilico, architetto fotografo.
Le pagine di tutto il libro sono binate, alternando immagini a pagina intera con i brani di una conversazione fra Gabriele Basilico e Ferdinando Scianna, altro fotografo grande narratore della palermitanità della gente di Palermo. «Perché Scianna? Per quella particolare qualità di ‘distanza’ che si stabilisce tra i due e che pure sembra farli incontrare da qualche parte: due fotografi che portano avanti delle ricerche del tutto antitetiche, l’una centrata sui luoghi e l’altra sul vissuto e gli abitanti dei luoghi […]. L’uno noto per un linguaggio visivo classico e sobrio, l’altro noto per la carnalità dell’approccio alle cose» [p. 9]. E questa dicotomica contrapposizione si coglie proprio in una domanda diretta di Scianna al collega sull’assenza della presenza umana. La risposta è chiara: «Per me il vuoto non è lo spazio dove manca qualcosa o qualcuno, è uno spazio costruito che, a causa dell’assenza degli uomini, diviene protagonista di se stesso» [p. 36]. Dunque spazio vuoto, silenzioso, non monumentale, mai giudicato né criticato, in una fotografia descrittiva, anzi ‘documentaria’; la committenza di queste foto (Elisa Fulco, Joselita Ciaravino, Massimo Cucchiara) sentiva la necessità di «un’immagine di rottura, di un’esperienza che aiutasse a restituire la realtà in maniera diversa, senza sguardi compiaciuti sul passato storico della città. Un’esperienza che mostrasse infine il volto della città nuova facendo a pezzi l’iconografia consueta di Palermo: i vicoli, i mercati, il fascino del degrado» [p. 121].
In conclusione: non è un libro da sfogliare distrattamente, perché non ha allietanti immagini da cartolina e il testo è sì una dissertazione breve, ma pesante da leggere per i ‘non addetti ai lavori’. Bisogna ponderare le immagini e calarsi nel silenzio, pronti alla sensazione di estraniamento di un genere di fotografia ‘altra’, per non dare un frettoloso giudizio di ordinarietà o, peggio, squallore.

Eloisia Tiziana Sparacino


Dono dell'editore



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