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domenica 5 maggio 2013

Il codice del quattro



Ian Caldwell e Dustin Thomason, Il codice del quattro, Milano, Piemme, 2004, 366 pp.

È Pasqua a Princeton. Gli studenti prossimi alla laurea sono immersi nella preparazione delle tesi e due di loro, Tom Sullivan e Paul Harris, sono a un passo dal risolvere i misteri dell’Hypnerotomachia Poliphily, un’opera rinascimentale che, dal giorno della sua pubblicazione, ha eluso gli sforzi di quanti tentavano di decifrarla. Uno di questi è il padre di Tom, e se per lui la ricerca rappresenta una sorte di eredità culturale, per Paul diventa invece un’ossessione, la ragione stessa della vita.
Nonostante l’impressione di essere molto vicini alla soluzione del testo, i due ragazzi si trovano di fronte a una barriera invalicabile, finché un diario perduto, emerso dal passato, fornisce loro un indizio di importanza fondamentale. Ma quando, qualche giorno dopo, un loro compagno viene brutalmente assassinato, Tom e Paul capiscono di non essere stati i primi a tentare di decifrare i segreti dell’Hypnerotomachia. Mentre i due amici si misurano con codici e indovinelli che mettono a dura prova il loro intuito, il libro appare loro sotto una nuova luce: non più una storia di fede, erotismo e sapere, ma un vero e proprio labirinto matematico, una sorta di percorso a ostacoli disseminato di morti. Tutti quelli che vi si sono addentrati hanno pagato a caro prezzo il loro desiderio di conoscenza, e anche Tom e Paul capiscono che la loro vita sia a rischio.
Dalle strade della Roma cinquecentesca al campus di una delle più prestigiose università americane, un thriller ricco di suspense, follia e genio. Questo libro, scritto a quattro mani, è ricco di citazioni dotte tratte da moltissime fonti: Bibbia, Leon Battista Alberti, ecc. Buona l’idea di inserire nel testo le illustrazioni che vengono citate, fornendo la possibilità al lettore di avere un riscontro visivo di ciò che viene raccontato.
L’Hypnerotomachia Poliphily (Sogno della lotta d’amore di Polifilo) è uno degli incunaboli più prestigiosi e oscuri del mondo occidentale. Pubblicato a Venezia nel 1499, il numero di copie sopravvissute è inferiore a quello della Bibbia di Gutenberg. Gli studiosi discutono ancora sull’identità e sulle finalità di Francesco Colonna, l’enigmatico autore del libro. Solamente nel dicembre del 1999, cinquecento anni dopo la prima edizione a stampa del testo originale, è stata edita la prima traduzione inglese completa dell’Hypnerotomachia.




Biagio Bertino





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