Ian Caldwell e
Dustin Thomason, Il codice del
quattro, Milano, Piemme, 2004, 366 pp.
È Pasqua a Princeton. Gli studenti prossimi alla
laurea sono immersi nella preparazione delle tesi e due di loro, Tom Sullivan e
Paul Harris, sono a un passo dal risolvere i misteri dell’Hypnerotomachia
Poliphily, un’opera rinascimentale che, dal giorno della sua pubblicazione,
ha eluso gli sforzi di quanti tentavano di decifrarla. Uno di questi è il padre
di Tom, e se per lui la ricerca rappresenta una sorte di eredità culturale, per
Paul diventa invece un’ossessione, la ragione stessa della vita.
Nonostante l’impressione di essere molto vicini alla
soluzione del testo, i due ragazzi si trovano di fronte a una barriera
invalicabile, finché un diario perduto, emerso dal passato, fornisce loro un
indizio di importanza fondamentale. Ma quando, qualche giorno dopo, un loro
compagno viene brutalmente assassinato, Tom e Paul capiscono di non essere
stati i primi a tentare di decifrare i segreti dell’Hypnerotomachia.
Mentre i due amici si misurano con codici e indovinelli che mettono a dura
prova il loro intuito, il libro appare loro sotto una nuova luce: non più una
storia di fede, erotismo e sapere, ma un vero e proprio labirinto matematico,
una sorta di percorso a ostacoli disseminato di morti. Tutti quelli che vi si
sono addentrati hanno pagato a caro prezzo il loro desiderio di conoscenza, e
anche Tom e Paul capiscono che la loro vita sia a rischio.
Dalle strade della Roma cinquecentesca al campus di
una delle più prestigiose università americane, un thriller ricco di suspense,
follia e genio. Questo libro, scritto a quattro mani, è ricco di citazioni
dotte tratte da moltissime fonti: Bibbia, Leon Battista Alberti, ecc. Buona
l’idea di inserire nel testo le illustrazioni che vengono citate, fornendo la
possibilità al lettore di avere un riscontro visivo di ciò che viene
raccontato.
L’Hypnerotomachia Poliphily (Sogno della
lotta d’amore di Polifilo) è uno degli incunaboli più prestigiosi e oscuri
del mondo occidentale. Pubblicato a Venezia nel 1499, il numero di copie
sopravvissute è inferiore a quello della Bibbia di Gutenberg. Gli studiosi
discutono ancora sull’identità e sulle finalità di Francesco Colonna, l’enigmatico
autore del libro. Solamente nel dicembre del 1999, cinquecento anni dopo la
prima edizione a stampa del testo originale, è stata edita la prima traduzione
inglese completa dell’Hypnerotomachia.
Biagio Bertino
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