Maria
Giuditta Milella, Voglia di risposte, Palermo, Carlo e
Francesca Milella, 1987, 79 pp.
Prendete
una madre che ad un certo punto della sua vita perde la propria figlia per uno
stupido incidente stradale. Un incidente sulla via del ritorno a casa. Un incidente
in cui una macchina lanciata a folle velocità investe un gruppo di ragazzi che
aspettano l’autobus. Mettete che la madre è al lavoro e ad un certo punto
riceve una telefonata del professore che la invita a recarsi il più velocemente
che può in ospedale, perché la figlia è stata coinvolta in un incidente. Questa
è la storia di Maria Giuditta Milella, adolescente che nel 1985 frequentava la
III B del Liceo G. Meli di Palermo. Ma questa è anche la storia, intrecciata a
doppio filo, di Francesca Milella, che da quel dolore enorme per la perdita
della figlia ha trovato la forza di rialzarsi e far nascere qualcosa di
veramente importante.
Questo
volumetto – in edizione non venale da destinare agli studenti delle scuole –
realizzato per conto della Fondazione Maria Giuditta Milella e Biagio
Siciliano, a differenza di quello che possa sembrare, non è il risultato
istintivo derivato dall’estrema sofferenza per la scomparsa della ragazza. È
«un atto d’amore di una mamma» (p. 5), ragionato, a sangue freddo. È una
testimonianza di vita vissuta che ci dà una possibilità per riflettere. Questo
percorso si articola sui ricordi, filtrati attraverso le lettere e gli appunti
che Francesca rinviene e rilegge. In questo suo viaggio recupera anche delle
lettere di Lisa, una sua vecchia parente vissuta durante il periodo delle Prima
Guerra Mondiale: ciò le dà la possibilità di confrontare le due esperienze di
vita, una vissuta in una situazione di «guerra apertamente dichiarata» (p. 13),
l’altra, «privilegiata in un’epoca di pace» (p. 13), non si rende conto della
guerra che attorno a lei si combatte.
Strutturalmente
quindi il testo si articola in due blocchi: uno che riporta le lettere di Lisa,
l’altro invece quelle di Titta.
L’amore
della madre per la figlia trasuda da ogni singola pagina. A volte così potente
da non poter continuare la lettura senza fermarsi per qualche minuto prima di
ricominciare. Molti dei pensieri sono accompagnati dal commento o dalla
risposta della mamma, in cui Francesca si abbandona liberamente al ricordo di
momenti di vita vissuta passati assieme, e dai quali trapela la spensieratezza
che caratterizza la giovane età della ragazza.
Insomma,
un volume veramente apprezzabile, visto che certe volte si tende a dimenticare
chi non è più con noi fisicamente. È proprio questo che non vuole che accada la
curatrice del libro che sente forte la responsabilità di mantenere vivido il
ricordo della figlia e di far fungere la sua storia da exemplum per le generazioni future.
Vincenzo
Bagnera
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