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sabato 5 ottobre 2013

10 giorni da Beatle



Sergio Algozzino, 10 giorni da Beatle, Latina, Tunuè, 2013, 96 pp., ISBN 978-88-97165-64-4.

«Improvvisamente capii il perché di tutta quella follia: quei quattro ragazzi
 avevano un potere, una sorta di empatia al contrario. Riuscivano a trasmettere
 qualcosa oltre la musica, un sano divertimento che condividevano
tra loro come se fossero un'unica entità» [p. 27]

Parlare di romanzo a fumetti (o graphic novel) è sempre complicato. Primo, perché non è detto che tutti conoscano la differenza con un maxialbo delle grandi parodie Disney; secondo, perché qualcuno pensa alla riduzione "per bambini" di libri "per adulti"; terzo, perché un pennino a china non è un pennello né una penna, e quindi l’opera viene liquidata spesso con "è solo un fumetto". 
Tuttavia c’è anche un pubblico di lettori che in libreria ripone l’Amleto di Gianni De Luca accanto al testo di Shakespeare e Milo Manara accanto a Jorge Amado (si dice che spesso si raccontino storiacce di donne). Io le opere di Sergio Algozzino le custodisco fra le monografie artistiche.  Avere fra le mani Ballata per Fabrizio De Andrè o 10 giorni da Beatle è come leggere la storia delle anime dei due protagonisti, e i cenni biografici sono quasi marginali.
È affascinante vedere la speculare inversione della voce narrante: se Fabrizio è raccontato da una girandola di suoi personaggi, rimanendo il perno muto e invisibile, Jimmie Nicol racconta in prima persona il vortice fantasmagorico che lo travolse nel 1964, quando si trovò per 10 giorni in tour con i Beatles, a sostituire il malato Ringo Star.
L’apice della beatlesmania, un fenomeno di costume che travolse Oriente ed Occidente, è raccontata dall’interno da un protagonista che stenta a credere a ciò che gli succede, e quasi si sente spettatore. Per timidezza infatti Nicol non riuscirà per giorni a guardare negli occhi "i Beatles", entità senza volto che solo con sforzo, infine, "vede" prendendo confidenza. Quando Jimmie torna alla realtà della sua piccola vita, capisce che la grande avventura lo ha cannibalizzato. In lui si alternano rabbia, nostalgia, disperazione, rassegnazione; l’accettazione finale è catartica: meglio esserci stato per poco, che non esserci stato affatto.
Sergio Algozzino varia tratti e campiture, punti di vista e ritmi, in una regia magistrale, che rende quasi superfluo il dialogo: parlano gli occhi, le mani, persino i non-volti. Poi parla tanto anche l’Autore: com’è sua abitudine, in appendice alla storia aggiunge Qualche nota a margine [pp. 91-94], dove commenta i vari episodi, li dettaglia, li spiega. In alcune note lo si sente sorridere, in altre sghignazzare apertamente. Se leggendo traspariva la passione dell’estimatore, ora si scopre lo studio professionale nell’accuratezza delle ricostruzioni, nella documentazione di ogni dettaglio.
Al grande curriculum d’esperienza artistica (disegnatore per la Panini Comics, collaborazioni internazionali, docente alla Scuola del Fumetto di Palermo, art director del magazine Mono, vincitore del Premio Francisco Solano Lòpez ad Etnacomics 2013, etc.) unisce grande passione musicale – è musicista egli stesso – e dunque si capisce perché nel verso di frontespizio compaia fra i ringraziamenti:
«A mio fratello, per avermi fatto ascoltare I Want to Hold your Hand».

Eloisia Tiziana Sparacino

Abbiamo incontrato Sergio Algozzino il pomeriggio della presentazione ufficiale del libro, il 2 Luglio al Nautoscopio di Palermo, parlandogli subito prima che salisse sul palco del concerto/tributo ai Beatles che è proseguito per ore. La videointervista completa la trovate al link: http://youtu.be/Rm6qrPm400M




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