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sabato 5 ottobre 2013

Fare memoria. Per non dimenticare e per capire

Rita Borsellino, Fare memoria. Per non dimenticare e per capire, a cura di Laura Soletti, Lucca, Maria Pacini Fazzi, 2002, 64 pp., 978-88-7246-548-6.

In questo libro viene proposto l’intervento di Rita Borsellino all’incontro per la legalità, organizzato a Lucca dal Ce.I.S. – Gruppo “giovani e Comunità”, al quale la sorella del magistrato ha partecipato con grande motivazione.
Dopo una breve introduzione di Laura Soletti, dove viene ripercorso il terribile periodo delle stragi del ’92, Rita Borsellino è preceduta da una breve presentazione di Massimo Toschi, docente di Storia e Filosofia presso il Liceo scientifico Vallisneri di Lucca, che conobbe la Borsellino nel 1997, in occasione di un altro incontro tenutosi sempre a Lucca: “In memoria di Giovanni Falcone: la fatica della legalità”.
Rita Borsellino comincia il suo intervento ricordando la sua famiglia, i suoi quattro fratelli e raccontando come la sua vita sia cambiata totalmente da quel 19 luglio 1992. È da quel giorno, infatti, che decide di assumersi la responsabilità di «portare avanti la memoria di Paolo» [p. 9]. Ricorda come quest’ultimo fu il più giovane magistrato d’Italia a soli 24 anni. Ma allora, erano gli anni ’60, di mafia forse non se ne sentiva nemmeno parlare e non perché non ci fosse, ma semplicemente perché ad alcuni faceva comodo così. E anche lo stesso magistrato si “rimprovera” in una lettera che diventerà il suo testamento spirituale per le future generazioni: «sono ottimista, perché so che questi giovani avranno domani una consapevolezza ben diversa dalla colpevole indifferenza che io mantenni fino ai quarant’anni.» [p. 18]. Questo è un passaggio della risposta, scritta proprio la mattina del 19 luglio 1992, a una lettera che gli era stata inviata da una scuola padovana.
      Poi la memoria sulla vita blindata di Paolo perennemente in pericolo e di come questo, insieme con un gruppo straordinario di colleghi – il pool antimafia coordinato da Antonino Caponnetto – sia riuscito a scardinare la micidiale macchina da guerra chiamata Cosa Nostra, con l’aiuto di “pentiti” del calibro di Tommaso Buscetta.
      Infine, il doveroso e bellissimo ricordo dei ragazzi della scorta che hanno avuto il merito di proteggere, fino all’ultimo giorno, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino: «sono delle persone che hanno offerto la loro vita perché la nostra democrazia potesse restare tale» [p. 32].


Biagio Bertino

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