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sabato 1 dicembre 2012

Il libro dell'inquietudine



Fernando Pessoa, Il libro dell'inquietudine di Bernardo Soares, prefazione di Antonio Tabucchi, Milano, Feltrinelli, 2000, 277 pp., ill. (Universale Economica Feltrinelli), ISBN 978-88-07-81626-0.

Il libro dell'inquietudine è il diario di Bernardo Soares, un contabile della Lisbona degli anni Trenta. L'autore del diario, che altro non è che un eteronimo di Fernando Pessoa, trascorre il suo tempo tra lo sterile lavoro, il sogno e la scrittura quasi maniacale delle pagine asfittiche, ostiche, soffocanti che compongono questo romanzo.
Bernardo Soares non è un sognatore, quale l'idea romantica potrebbe suggerire. Infatti, il sogno di cui parla il contabile è l'unica esperienza reale di vita che gli sia permessa. Per Soares la vita è una complessa, e a volte insensata, oscillazione tra l'inazione e la mancanza di consapevolezza. Solo il sogno dà la vera prova dell'esistenza: «omnia fui, nihil expedit».
Il diario si contorce, come viscere in preda a degli spasmi. Tra le pagine di pioggia e le pagine del caldo umido e asfissiante si insinuano profondamente le riflessioni sull'esistenza e sull'umanità, le massime sulla religione e sul secolo. Quella di Soares è una filosofia pratica, che si fa forte dell'esperienza non vissuta.
Soares (o Pessoa?) scioglie momento per momento la sua esistenza - il diario risale agli ultimi anni di vita dello scrittore - la analizza con lo stesso metodo con cui si osserva la vita intorno, alla quale sembrerebbe totale il disinteresse, ma che tuttavia l'autore descrive con incredibile partecipazione interiore: ogni cosa investe in pieno i sensi di Soares. Ogni suono ogni colore, ogni odore: «nulla è fuori di lui...», verrebbe da dire...
La costante di questo libro è la peregrinazione angosciosa, tra la meditazione, i sogni e il tedio.
Difficile è però ripercorrere le pagine di questo libro, cercando di seguire una sua logica interna. Non credo si possa fare una recensione, ovvero una descrizione puntuale di questo diario.
Le pagine sono libere e libera ne è l'accoglienza che ciascuno può farne nel proprio animo, nella propria testa. Questo libro ha troppe facce: l'autore ne ha disegnate troppe; il lettore troppe ne può scorgere, accogliere o decidere di ignorare.
E nello stesso tempo questo libro può essere una condanna o una salvezza.
Salvezza... per chi il pericolo lo ha già scampato. Questo libro è dunque un conforto, una speranza: «ho evitato di fare la sua fine, non vivo più come Soares, prima vivevo così». Il libro dell'inquietudine è allora il più grande invito alla vita, a lasciare Rua dos Douradores, ad affrontare con occhi diversi il mondo intorno.
Non basta il sogno: diventa necessario l'Amore. E in questo libro manca l'Amore. E allora per chi vive senza Amore, questo libro è un'atroce condanna. Bernardo Soares non sa cosa è l'Amore. É lontano dall'Amore. E chi vive senza Amore è condannato a essere Bernardo Soares, a vivere chiuso in un'umida e insalubre stanza, a dormire senza posa e senza ristoro in un letto sempre sfatto.
Il libro non dà soluzioni. Non mostra vie da seguire. Non scioglie le contraddizioni.
Al lettore la voglia, la forza di continuare la lettura.
Consigliarlo? Una responsabilità troppo grande.

Piero Canale

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