Salvatore Ferlita,
Palermo di Carta, Guida Letteraria della
Città, Palermo, Palindromo, 2013, 136 pp., ISBN: 978-88-98447-04-6.
Pubblicato per la prima volta nel dicembre
2013, ristampata poi nel marzo 2015, Palermo
di carta è un'utile e interessantissima Guida
letteraria della città di Salvatore Ferlita, 41enne docente di letteratura
contemporanea e critico letterario dell'edizione palermitana di Repubblica. L'autore si confronta con un
fenomeno ampio e multiforme, quello del capoluogo siciliano raccontato in un
modo o nell'altro dagli scrittori, e si scontra con le caratteristiche
irriducibili di una città e di un consorzio umano che sono sempre state
tremendamente affascinanti per i narratori, attraenti forse perché
difficilissimi da raccontate, praticamente impossibili da spiegare e
teorizzante. Ed è proprio sul filone presunta «inenarrabilità» di Palermo è
proliferata - per paradosso ma mica tanto - una nutrita produzione letteraria
che prova in un modo o nell'altro l'impresa impossibile. Già, perché - ho letto
da qualche parte - i veri scrittori scrivono di ciò di cui sembra sia
impossibile scrivere, usano le parole per raccontare ciò che non si riesce a
spiegare a parole. E, pienamente cosciente di questa particolarità della sua ricerca,
l'autore ci introduce «in una latitudine letteraria che metabolizza il
grottesco e il caricaturale, ricorrendo a una cifra espressiva che ha
conosciuto una certa fortuna e che forse è stata l’unica declinazione possibile
di una palermitanità disperata e sconcertante. Da qui il tentativo (chissà se
riuscito o meno) di chi scrive, nella veste improbabile di negromante ma forse
anche di psicopompo (una sorta di Caronte in sedicesimi, s’intende), di
richiamare in vita questa città sommersa, di svelarne le viscere, di traghettare
il lettore verso queste fantasmatiche plaghe».
In allegato al libro c'è anche una mappa letteraria di Palermo che «rappresenta
un utile strumento di supporto offerto ai lettori più curiosi, affinché possano
avventurarsi e orientarsi in questa Palermo di carta. Mappa che non pretende di
essere onnicomprensiva: essa indica semplicemente alcuni dei luoghi chiave dei
romanzi e dei racconti approfonditi in queste pagine».
Tutti gli
scrittori e le opere di Palermo di carta. Si comincia con il noir, con le invenzioni linguistiche di Santo
Piazzese e i gialli «eretici» di Gian Mauro Costa. Alla «stretta
contemporaneità», cui l'autore comunque ritorna sempre, corrispondono le
analisi delle opere di scrittori che hanno raccontato Palermo in varie fasi del
Novecento e a volte anche dell'Ottocento. Così il secondo capitolo comincia e
si conclude con Luigi Natoli, che pubblica la saga dei Beati Paoli a puntate sul Giornale di Sicilia tra il 1909 e il 1910
con lo pseudonimo di William Galt. Un'opera a lungo snobbata come romanzaccio
popolare, poi riabilitata da Umberto Eco che firmò una celebre prefazione, e
definita dall'autore: «Un’opera letteraria portentosa: non tanto per l’abilità
dell’autore (indiscussa) nel gestire un plot complicato, ricco di digressioni,
affollato di personaggi, quanto per l’intrico geniale di sfera religiosa e
mondo politico: una ferale ragnatela, tramata con la pazienza del ragno». Il «colpo
di genio» di Luigi Natoli sta «nell’aver sollevato il coperchio, diciamo così,
della città: l’autore infatti ha dato forma a una Palermo parallela ma
sotterranea, una città nascosta, fatta di cripte, grotte, luoghi oscuri,
cunicoli tortuosi». E a questa «Palermo del sottosuolo», e questa poetica e
questi umori della prosa di Natoli, vengono affiancate le esperienze letterarie
più disparate: Enrico Onufrio, morto nel 1885 a soli 27 anni, cantore
dell'orrido e del ributtante, colui che ha coniato l'espressione «il ventre
della città»; e altri scrittori contemporanei, Angelo Fiore (Il Supplente, 1964), Fulvio Abbate (Zero maggio a Palermo, 1990), Domenico
Conoscenti (La stanza dei lumini rossi,
1997), Giorgio Vasta (La vita materiale,
2008), Giosuè Calaciura (Malacarne,
1998; e Sgobbo, 2002) Giuseppe
Schillaci (L'anno delle ceneri, 2010)
che, ognuno a modo loro, hanno ricreato la Palermo piena di ombre e angoli
nascosti di Natoli.
Il secondo capitolo è tutto all'insegna di
Giuseppe Tomasi di Lampedusa, e soprattutto verso la fascinazione verso le
macerie (metaforiche e non) dell'autore de Il
Gattopardo. C'è Vincenzo Consolo (Lo
Spasimo di Palermo, 1998), Davide Enia (Maggio
'43, 2013; e Così in Terra,
2012), Michele Perriera (Atti del bradipo,
1998), Mario Giorgianni (La forma della
sorte, 2012), Silvana La Spina (Morte
a Palermo, 1978), Marcello Benfante (Cinopolis,
2006), Roberto Andò (Diario senza date o
della delazione, 2008) e Davide Camarrone (Lorenza e il commissario, 2006).
Il terzo capitolo Palermo all'avanguardia comincia con il racconto della cosiddetta «scuola
di Palermo», espressione che imperversò durante gli anni '60 e riguardò un
gruppo di nuovi scrittori che tentavano - come scrisse Alfredo Giuliani nel
volume Feltrinelli che raccoglieva le loro opere - «di assumere il caos
esteriore a modello interiore, fitto discutere insieme, sobbollire e schiumare
il linguaggio per toglierne via moralismi, ideologie e spurie fatture di
violenza». Sperimentali e visionari, influenzati dall'avanguardia e capaci di
devastanti invenzioni linguistica sono Angelo Testa (Cinque, 1968; Perapprossimazione,
1978; Azzonzo, 2001) e Antonio
Pizzuto (Si riparano bambole, 1960, Testamento, 1969) e i loro “eredi”
Francesco Gambaro (Palermo-Civico-Palermo,
1999; I Giorni Quanti, 2002) e Sergio
Toscano (Tempo residuo a Palermo;
1999, Diario Palermitano, 2003).
Il quarto capitolo, In una città demotica e picaresca, ci racconta della Palermo del
colore, dell'avventura e dei toni espressionistici, con Roberto Alajmo (È stato il figlio, 2006; Le scarpe di Polifemo e altre storie
siciliane, 1998), Nino Vetri (Lume
Lume, 2010), Giuseppe Rizzo (L'invenzione
di Palermo, 2010), Evelina Santangelo (Il
giorno degli orsi volanti, 2005, Cose
da Pazzi, 2012), Emma Dante (Via
Castellana Bandiera, 2008), Piergiorgio Di Cara (Cammina stronzo. Sbirri a Palermo, 2000) Valentina Gebbia (Estate di San Martino, 2003; Per un crine di cavallo, 2005).
Nino Fricano
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