Sergio Luzzatto, Il Terrore ricordato. Memoria e tradizione
dell'esperienza rivoluzionaria, Torino, Einaudi, 2000, 216 pp., ill.
(Biblioteca Einaudi, 89), ISBN 8806153862.
Sergio Luzzatto studia in questo libro le memorie dei deputati della
Convenzione Nazionale sopravvissuti al 1816.
La Rivoluzione francese è gravida di segni, memorie e ricordi. Tanti
gruppi di individui risultano «entro l'orizzonte memoriale della Rivoluzione
francese» [p. 8], eppure la vicenda dei Convenzionali in esilio e del loro
"rituale mnemonico" appare particolarmente significativa per
comprendere al meglio l'eredità e il peso che, la Rivoluzione francese e le
scelte di coloro che ne furono gli attori, ebbero nell'immaginario dei
contemporanei e della generazione successiva.
Emblematica è la storia della Convenzione, in carica dal 20 settembre
1792 al 26 ottobre 1795, la quale si attribuisce il compito di stabilire una
nuova Costituzione dopo la deposizione del Monarca. Sulla Convenzione pesa però
ancor di più l'accusa di regicidio. E, sebbene la condanna a morte di Luigi XVI
fosse un'accusa infamante e su cui la restaurazione borbonica basò la sua loi d'amnistie, a dipingere i
Convenzionali «quali esseri meschini, abietti, crudeli: ladri di polli,
violentatori di donne, macellai di avversari politici» [p. 9] fu l'accusa di
aver scatenato il Terrore e appoggiato il "delirio" di Robespierre.
I Convenzionali in esilio, guardati a vista dalle autorità, fanno i conti
con il passato nella loro vecchiaia, con il Novantatré che li accomuna.
Il libro non è una raccolta di memorie. È più un viaggio, un tentativo di
comprendere a pieno le esperienze di uomini temprati dagli eventi storici, il
loro pensiero politico e il giudizio sulla Rivoluzione di chi è sopravvissuto e
di chi le ha dedicato la propria vita.
Baudot, Bailleul, Grégoire, Maignet e Thibaudeau sono soltanto alcuni dei
Convenzionali con cui Luzzatto cerca di ricostruire i giorni dell'esilio e con
essi quelli della Rivoluzione.
Il libro affronta il tema del "Terrore ricordato" dal punto di
vista dei temi ricorrenti nelle Memorie compilate dai Convenzionali stessi o in
quello che si conserva ancora di loro.
Nel capitolo L'antichità non
tornerà [pp. 29-55] sono frequenti i riferimenti all'epoca classica, alla
democrazia e alla libertà degli antichi nelle visioni del passato dei
"terroristi": più volte i Convenzionali richiamano gli
"eroi" della Roma repubblicana, Cincinnato, Bruto, Silla; più volte
sono citati Plutarco e le sue opere, affinché le memorie rivoluzionarie trovino
giustificazione.
Non è soltanto lo sguardo all'antichità a smuovere il ricordo, ma anche
la passione politica, il sogno, le intenzioni della Rivoluzione. A questo tema
è dedicato il capitolo Le speranze dei
moderni [pp. 57-65]. Nelle parole
dei Convenzionali è ancora fermo il proposito della giustezza delle decisioni
dell'assemblea: è ancora vivo il credo nella Grande Nazione, nelle leggi; si
critica la Restaurazione e si chiede la grazia per ritornare in Patria.
Nelle memorie dei padri incorre la sorte dei figli, destinati a veder
cancellato il proprio nome perché figli di "regicidi" o a dover
convivere con la diffidenza e il sospetto di chi conosce la storia dei loro
padri. A questo tema è dedicato il capitolo Essere
figlio di convenzionale [pp. 137-169].
Il capitolo Ricordi onorati,
ricordi inventati [pp. 171-201] è dedicato invece alla fortuna che il
mercato delle memorie dei rivoluzionari, e dei convenzionali in particolare
gode negli anni della Restaurazione.
Il capitolo Il giorno dei ricordi e
dell'oblio è, a mio avviso, il più importante, poiché in esso Luzzatto
cerca di dare una prospettiva, che non sia una semplificazione sintetica delle
esperienze di uomini in esilio, ma che recuperi «la dimensione verticale dei
destini individuali, ritrovando gli ambiti più personali in cui la memoria dei
convenzionali si attiva e i risultati più originali cui essa perviene» [p.
85]. È in queste pagine che il valore
della memoria assume il suo significato più profondo per i protagonisti del
'93. La memoria serve a «ribadire»: di fronte a un deludente presente, il
recupero di un passato entusiasmante fa sì «che certi Uomini senza Nome
[riconoscano] un'estrema ragione di vita» [p. 88]. E la memoria del passato
serve anche a capire la Rivoluzione, i suoi vizi, i suoi errori e le tante
virtù: l'eterna contrapposizione tra l'Ottantanove e il Novantatré. Ma il
ricordare è anche catarsi, ricordare per
dimenticare e dimenticare per
ricordare; contraddizione in termini che, tuttavia, mette in luce la
complessa questione della memoria dolorosa, della gratitudine mancata, della
sconfitta, del fallimento e dell'esilio. I convenzionali, pur nel silenzio,
ripercorrono il Terrore: ogni giorno della loro vita fecero i conti con le
conseguenze delle loro azioni. La Francia del 1816 è una Francia cambiata, e
nello stesso tempo non è quella per cui avevano lottato: questo fu il dramma
dei convenzionali.
Il libro riporta anche delle tavole illustrate con alcuni dei più celebri
dipinti di David, tra i quali spicca il ritratto di Sieyès, dallo «sguardo
disperato, o soltanto severo?» [p. 115].
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