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sabato 5 luglio 2014

Antica cucina del Val di Noto

Claudia Giordano-Vincenzo Signorelli (a cura di), Antica cucina del Val di Noto, Palermo, Officina di Studi Medievali, 2013, 224 pp., (Libridine, 2), ISBN 978-88-6485-079-5

Se per cultura si intende ogni prodotto che nasce dalla mente e dalla mano dell’uomo, in questa definizione vi fa parte a pieno titolo anche la cultura gastronomica di una comunità. La trascrizione e pubblicazione di questo documento mette in evidenza la stretta continuità tra oralità e scrittura, strumento di trasmissione socio-culturale in cui la tradizione gastronomica si pone come veicolo della storia locale.
Nell’Ottocento già il filosofo tedesco Feuerbach asseriva: «Noi siamo ciò che mangiamo», e in questo volume che raccoglie un interessante ricettario del’900 è possibile delineare le tradizioni dei personaggi che hanno vissuto nella Val di Noto, le diverse mani che hanno redatto questo ricettario, che hanno preparato e degustato i piatti di un’antica tradizione, talvolta arricchendoli e facendoli entrare in comunicazione con le tipicità delle regioni del nord d’Italia, perché il cibo è essenzialmente comunione. Se gli ingredienti che occorrono per preparare una pietanza sono ben definiti, creando un equilibrio tra le parti, e solo l’estro del cuoco può creare strane e nuove unioni casuali, la storia che si pone alle origini di questa pubblicazione è meramente frutto del caso, quel caso che genera il giusto equilibrio culturale, che conduce a una ricerca puntuale, in cui ancora una volta competenze diverse si uniscono per creare un prodotto culturale e sociale che amalgama passato e futuro con il sale della conoscenza. Un ricettario che veicola saperi e sapori, le cui ricette sono testimonianza orale e scritta da gustare.
Aprono il volume la Presentazione di Corrado Bonfanti [pp. 1-2], la Prefazione di Maria Alecci [pp. 3-4], la nota sul Museo delle carte di Pietro Giannone [pp. 5-6], l‘Introduzione di Vincenzo Signorelli [pp. 7-8], Il ricettario. Analisi del manufatto di Caludia Giordano [pp. 9-14], Il ricettario. Appunti sull’intervento di restauro di Nicoletta Scariolo [pp. 15-18] e la nota storica Come si stava a tavola a Noto tra fine ‘800 e ‘900 di Alessandro Musco [pp. 19-24] cui segue la trascrizione del Ricettario del Val di Noto [pp. 25-199]. Chiudono il volume il Glossario [pp. 201-204] e le Immagini del ricettario [pp. 205-219].
Queste pagine che narrano le casualità di un Ricettario le ho lette guardando oltre, assaporando tra gli scritti la speranza che nasce dalla voglia di scoprire, di cercare tra le carte polverose (da alcuni) ritenute inutili, ma che sono piccolissime tessere del mosaico della storia, una storia che produce memoria e la trasforma in memoria viva.
Si consiglia la lettura di questo volume a tutti gli appassionati di “carte polverose”, perché esso, frutto di una sinergia, può dare speranza a chi ancora crede nell’importanza dei documenti, dei libri e dei luoghi di conservazione. Ovviamente lo si consiglia anche a tutti coloro che sono appassionati di gastronomia e di tradizioni locali. Buona lettura e buon appetito!

Marzia Sorrentino



Dono dell'editore

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