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giovedì 5 dicembre 2013

Alessia in Cosplayland

Storia di Alessia

Ci sono storie normalmente normali e altre straordinariamente normali. Come la storia di Alessia, una ragazza vivace e talentuosa, appassionata di anime e manga, che diventa scrittrice di romanzi fantasy. Ma questa sarebbe una bella storia normalmente normale. A diciotto anni, infatti, le viene diagnosticata l’Atassia di Friedriech che spiega infine la spossatezza, i dolori, la perdita di equilibrio. È un periodo orribile. La malattia, rara e degenerativa, avrebbe normalmente spento l’animo di chiunque, ma non di Alessia. Lei scopre che se Maometto non può andare alla montagna, le si può connettere via web. Dalla sua stanza via modem trova amiche dagli interessi comuni con cui confrontarsi, che la spingono infine a visitare insieme una convention di comics. E qui le si disvela l’universo del Cosplay, ossia dell’arte d’impersonare un personaggio di film o manga, creandosi un costume fedele ma soprattutto incarnandone lo spirito e le mosse. Alessia decide di provare, e scopre il piacere di esser guardata dalla gente non più per la sua disabilità, ma per la sua capacità d’immedesimazione. Così la sua storia diviene straordinariamente normale: incurante delle pastoie dell’Atassia, come qualsiasi ragazza segue e persegue la sua passione. Con l’aiuto della nonna Betty, suo angelo custode, inizia a progettare, assemblare, cucire, ricamare e forgiare cinture, corone, armi e tuniche, divenendo una delle più note cosplayer d’Italia dal nome d’arte di Ryuki. Uscita dal guscio, Alessia è inarrestabile: da partecipante diviene organizzatrice di eventi, performer e infine autrice di saghe fantasy. Nel blog dedicato ai suoi cosplay (http://www.ryukicosplay.com) spiega: «Ciò che sono si può riassumere in un'unica parola... sognatrice! Fin da bambina ho usato la mia mente, la mia fantasia, per inventare storie e mondi immaginari in cui potermi perdere, in cui poter dimenticare i brutti momenti che spesso ho passato... Crescendo ho trasformato quei giochi di bambina in storie scritte, racconti, popolati di personaggi che erano ciò che avrei voluto essere io». Non bisogna credere che la natura sognante implichi il distacco dalla realtà, dovendo lei sempre far comunque i conti con la malattia. Alessia decide dunque di scrivere la sua storia in una biografia che significativamente intitola Alessia in Cosplayland, perché similmente all’Alice di Carroll, vive una meravigliosa avventura, stavolta nella Terra del Cosplay. Questo racconto aveva sottesa la vocazione al fumetto, ed ecco il motivo di questa doppia recensione, che vuole raccontare le due facce della stessa storia da due diversi punti di vista. Si sottolinea che il ricavato delle vendite dei due volumi è devoluto alla ricerca sull’Atassia di Friedrich.


Alessia Mainardi, Alessia in Cosplayland, Fidenza, Mattioli 1885, 2011, 108 pp., ISBN 978-88-6261-206-7.

Alessia racconta la sua storia in prima persona con uno stile semplice, sincero, corredandola di un repertorio fotografico per far apprezzare la qualità finale raggiunta dal Cosplay di Ryuki (sé stessa). Vediamo sfilare così Jack Sparrow, la Sposa Cadavere, Maria Antonietta, Lady Oscar, Magneto, Legolas, Satine, Elizabeth Swann, la Regina Bianca, Elizabeth I, e altri ancora. Hanno tutti gli occhi di Alessia, ma sono altro. Leggendo si comprende come l’immedesimazione sia totale, e di come questo ‘altro’ fosse divenuto per lei sempre più importante, perché la astraeva dalla sua condizione esistenziale. Il pericolo era, però, quello di giungere alla autoreclusione in un universo parallelo di spade e parrucche. E infine le si aprirono gli occhi: «Nel momento in cui mi sono accorta che il Cosplay cominciava a prendere il sopravvento sulla mia vita e su chi sono realmente, ho deciso che avrei trovato il modo di essere io a sfruttare il Cosplay per fare qualcosa di davvero utile» (p. 89). La stesura di questo libro è dunque la catarsi da una situazione difficile, da una vita divenuta recitata e autoreferenziale. Alessia mette nero su bianco senza ritrosia certezze e paure, ma le inserisce in un apparato grafico che rende il libro quasi un fumetto, cosparso da mini dolls ammiccanti ispirate ai suoi Cosplay. Ci si stupisce di non dover leggere il libro manga style, cioè dall’ultima alla prima pagina, ma ancora di più del grande messaggio di base a tutto questo: «Rimanere aggrappata al ‘Paese delle Meraviglie’ senza portare al di fuori quello che mi aveva regalato era esattamente come ripiombare nella stagnante immobilità dei miei anni bui. Ora finalmente Alessia è soltanto Alessia e ha una gran voglia di andare avanti realizzando uno dopo l’altro tutti i suoi sogni con la volontà che ha capito di possedere, che è ciò che rende chiunque in grado di realizzare l’impossibile» (p. 97). Alessia Mainardi vive e lavora a Parma e per questa autobiografia ha già vinto il Premio Musa e il Premio Toyp; è anche autrice delle due trilogie fantasy Argetlam (Emmeci) e Avelion (Mattioli 1885 Editore).


Ivan Bella, Simone Brusca, Alessia Mainardi, Alessia in Cosplayland. Lo specchio della realtà, Piacenza, Grafiche Lama, 2013, 96 pp., ISBN 978-88-96037-40-9.

Se la biografia è la storia che Alessia doveva tirar fuori e da cui – sotto certi aspetti - prenderne le distanze, il fumetto - o, come si dice oggi la graphic novel - è stato il feedback che le è tornato indietro. Perché in fondo la sceneggiatura di Simone Brusca e i disegni di Ivan Bella hanno fatto questo: dare la loro versione dall’esterno. Hanno trasformato il lungo monologo dell’autobiografia di Alessia in un racconto perlopiù in primo piano, che si allarga in panoramiche significative, ma che sempre ha lei in fuoco. Il taglio cinematografico è chiaramente presente per tutta la storia: le vignette sono spesso zoomate, le sequenze hanno un ‘montaggio’ talvolta serrato e talvolta rilassato, ad assecondare gli stati d’animo di Alessia. Come felice espediente narrativo compare il vero macroingrandimento delle cellule degenerate dalla malattia per scandire l’aggravarsi costante delle sue condizioni. Non traggano in inganno le scene oniriche e i costumi dei cosplayers: se la novel fosse una pellicola sarebbe comunque un film neorealista, con il suo bianco e nero severo, che non risparmia gli episodi meno felici perché vuole essere obiettivo e non consolatorio. Non serve. Alessia, con la sua tempra, non necessita e non gradisce compatimenti, ripetendo il suo motto: “La volontà ci rende in grado di realizzare anche l’impossibile” (p. 93). Simone Brusca, già sceneggiatore dell’opera Psicometrica: memorie da un futuro remoto (Verbavolant), vive e lavora a Palermo, da dove gestisce anche il suo blog www. filidifumetto.blogspot.it. Ivan Bella, dopo il corso di comix alla Scuola del fumetto di Roma, è qui alla sua prima graphic novel.


Eloisia Tiziana Sparacino








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