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venerdì 5 luglio 2013

Il Terrore ricordato



Sergio Luzzatto, Il Terrore ricordato. Memoria e tradizione dell'esperienza rivoluzionaria, Torino, Einaudi, 2000, 216 pp., ill. (Biblioteca Einaudi, 89), ISBN 8806153862.

Sergio Luzzatto studia in questo libro le memorie dei deputati della Convenzione Nazionale sopravvissuti al 1816.
La Rivoluzione francese è gravida di segni, memorie e ricordi. Tanti gruppi di individui risultano «entro l'orizzonte memoriale della Rivoluzione francese» [p. 8], eppure la vicenda dei Convenzionali in esilio e del loro "rituale mnemonico" appare particolarmente significativa per comprendere al meglio l'eredità e il peso che, la Rivoluzione francese e le scelte di coloro che ne furono gli attori, ebbero nell'immaginario dei contemporanei e della generazione successiva.
Emblematica è la storia della Convenzione, in carica dal 20 settembre 1792 al 26 ottobre 1795, la quale si attribuisce il compito di stabilire una nuova Costituzione dopo la deposizione del Monarca. Sulla Convenzione pesa però ancor di più l'accusa di regicidio. E, sebbene la condanna a morte di Luigi XVI fosse un'accusa infamante e su cui la restaurazione borbonica basò la sua loi d'amnistie, a dipingere i Convenzionali «quali esseri meschini, abietti, crudeli: ladri di polli, violentatori di donne, macellai di avversari politici» [p. 9] fu l'accusa di aver scatenato il Terrore e appoggiato il "delirio" di Robespierre.
I Convenzionali in esilio, guardati a vista dalle autorità, fanno i conti con il passato nella loro vecchiaia, con il Novantatré che li accomuna.
Il libro non è una raccolta di memorie. È più un viaggio, un tentativo di comprendere a pieno le esperienze di uomini temprati dagli eventi storici, il loro pensiero politico e il giudizio sulla Rivoluzione di chi è sopravvissuto e di chi le ha dedicato la propria vita.
Baudot, Bailleul, Grégoire, Maignet e Thibaudeau sono soltanto alcuni dei Convenzionali con cui Luzzatto cerca di ricostruire i giorni dell'esilio e con essi quelli della Rivoluzione.
Il libro affronta il tema del "Terrore ricordato" dal punto di vista dei temi ricorrenti nelle Memorie compilate dai Convenzionali stessi o in quello che si conserva ancora di loro.
Nel capitolo L'antichità non tornerà [pp. 29-55] sono frequenti i riferimenti all'epoca classica, alla democrazia e alla libertà degli antichi nelle visioni del passato dei "terroristi": più volte i Convenzionali richiamano gli "eroi" della Roma repubblicana, Cincinnato, Bruto, Silla; più volte sono citati Plutarco e le sue opere, affinché le memorie rivoluzionarie trovino giustificazione.
Non è soltanto lo sguardo all'antichità a smuovere il ricordo, ma anche la passione politica, il sogno, le intenzioni della Rivoluzione. A questo tema è dedicato il capitolo Le speranze dei moderni [pp. 57-65]. Nelle parole dei Convenzionali è ancora fermo il proposito della giustezza delle decisioni dell'assemblea: è ancora vivo il credo nella Grande Nazione, nelle leggi; si critica la Restaurazione e si chiede la grazia per ritornare in Patria.
Nelle memorie dei padri incorre la sorte dei figli, destinati a veder cancellato il proprio nome perché figli di "regicidi" o a dover convivere con la diffidenza e il sospetto di chi conosce la storia dei loro padri. A questo tema è dedicato il capitolo Essere figlio di convenzionale [pp. 137-169].
Il capitolo Ricordi onorati, ricordi inventati [pp. 171-201] è dedicato invece alla fortuna che il mercato delle memorie dei rivoluzionari, e dei convenzionali in particolare gode negli anni della Restaurazione.
Il capitolo Il giorno dei ricordi e dell'oblio è, a mio avviso, il più importante, poiché in esso Luzzatto cerca di dare una prospettiva, che non sia una semplificazione sintetica delle esperienze di uomini in esilio, ma che recuperi «la dimensione verticale dei destini individuali, ritrovando gli ambiti più personali in cui la memoria dei convenzionali si attiva e i risultati più originali cui essa perviene» [p. 85].  È in queste pagine che il valore della memoria assume il suo significato più profondo per i protagonisti del '93. La memoria serve a «ribadire»: di fronte a un deludente presente, il recupero di un passato entusiasmante fa sì «che certi Uomini senza Nome [riconoscano] un'estrema ragione di vita» [p. 88]. E la memoria del passato serve anche a capire la Rivoluzione, i suoi vizi, i suoi errori e le tante virtù: l'eterna contrapposizione tra l'Ottantanove e il Novantatré. Ma il ricordare è anche catarsi, ricordare per dimenticare e dimenticare per ricordare; contraddizione in termini che, tuttavia, mette in luce la complessa questione della memoria dolorosa, della gratitudine mancata, della sconfitta, del fallimento e dell'esilio. I convenzionali, pur nel silenzio, ripercorrono il Terrore: ogni giorno della loro vita fecero i conti con le conseguenze delle loro azioni. La Francia del 1816 è una Francia cambiata, e nello stesso tempo non è quella per cui avevano lottato: questo fu il dramma dei convenzionali.
Il libro riporta anche delle tavole illustrate con alcuni dei più celebri dipinti di David, tra i quali spicca il ritratto di Sieyès, dallo «sguardo disperato, o soltanto severo?» [p. 115].

Piero Canale


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