Ugo Rozzo, Furor bibliographicus ovvero la bibliomania,
a cura di Massimo Gatta, prefazione Alfredo Serrai, Macerata, Biblohaus, 2011,
217 pp., ISBN 9788895844183.
Al giorno d’oggi, a causa della prorompente ondata
tecnologica, appare scontato imbattersi in collezionisti di cellulari, di orologi,
di CD o di DVD, e sarebbe invece strano sentir dire che esista ancora gente che
colleziona libri. In questo volume Ugo Rozzo – ex-docente di Storia del libro e della stampa presso l’Università di Udine – ce
ne mostra un esempio: lo squilibrato del bibliomane, uomo mentalmente
disturbato, geloso a tal punto dei suoi libri da appendere nella sua libreria
l’iscrizione “Ite ad vendentes”
(Andate da coloro che li vendono!), o addirittura da chiedere ad altri le opere
che anche lui possiede, per paura di rovinare le proprie [p. 19].
Quest’excursus
sulla bibliomania – incompleto, come tiene a precisare l’autore all’inizio
dell’opera – prende le mosse da un componimento in sestine di Cesare Beccaria: Il bibliomane. Caratteristica principale
di questo personaggio, messa abilmente in evidenza dall’illuminista, è quella
di ignorare del tutto il contenuto dei volumi che colleziona, e di sfruttarli
unicamente come ornamento. Si continua dunque esaminando la voce bibliomanie dell’Encyclopédie di Diderot e D’Alembert, in cui si deride l’incapacità
del bibliomane di selezionare i volumi degni di nota da quelli inconsistenti e,
di contro, si esalta la capacità di sintesi, tanto da elogiare un uomo –
definito “uno dei più fini cervelli del secolo” – che, nel costituirsi una
biblioteca ricca ma poco ingombrante, strappava le pagine a suo dire più
interessanti da ogni testo.
Caratteristico risulta il percorso attraverso i dizionari e
le enciclopedie italiane da cui vengono fuori una serie di distorsioni
ulteriori, dalla stessa radice biblio-:
avremo bibliofagia, bibliolatria, bibliomanzia, e così via… L’autore non manca
di citare autori classici, sia greci che latini: citerà Seneca e il ritratto,
nel De tranquillitate animae,
dell’aristocratico che compra libri solo per abbellire la casa, o Luciano di
Samosata, col suo Adversus indoctum et
libros multos ementem, passando per Callimaco e concludendo col Trimalcione
di Petronio e le sue “tre librerie, di cui una greca, l’altra latina”.
Il libro si legge scorrevolmente, tutto d’un fiato: quello
che si scorge tra le righe è la passione che Rozzi prova per il libro e per
tutto ciò che ruota attorno ad esso, nonché l’assoluta scientificità con cui si
approccia alla ricerca.
Oltre che da un corposo apparato di note a piè di pagina (di
notevole importanza per chi volesse approfondire lo studio dell’argomento), il
testo è corredato da due appendici: una che contiene la stampa anastatica di Rari testi sulla bibliomania (pp.
85-193), esaminati dall’autore lungo la trattazione; un’altra in cui sono
riportati frontespizi e coperte di testi afferenti al tema principale (pp.
196-205). La Nota del curatore (pp.
207-211) e l’Indice dei nomi (pp.
213-217) chiudono l’opera.
Vincenzo Bagnera
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