Paolo Pintacuda, L'eroe di Paternò, Palermo, Il
Palindromo, 2015, 224 pp., (Kalispera), ISBN 978-88-98447-14-5.
Siamo nel settembre 1866 e due uomini si cimentano in un faticoso viaggio
a cavallo per la Sicilia, da est a ovest, inoltrandosi nel ventre di una natura
selvaggia, feroce - tutta rocce aguzze, spine e rovi - lungo plaghe desolate che si estendono per chilometri
senza alcun segno di vita, sotto un sole bruciante che confonde le menti e
macchia i cappelli di sudore. Uno dei due è Vito Leone, ex soldato della
Guardia Nazionale, siciliano che ha combattuto in Sicilia, spesso contro altri
siciliani, per conto del neonato Regno D'Italia. L'altro è Angelo Botta,
brigante della sanguinosa “banda delle montagne”, dai vaghi ideali
autonomistici e anti-piemontesi. Uno è duro e taciturno, l'altro è sbruffone e
parla di continuo. Uno è in catene, l'altro no. I due sono legati da un tragico
antefatto e attorno ai due si dipanano storie di amori e tradimenti, passioni e
cinismo. Dall'esito del loro viaggio, da est a ovest della Sicilia, dipende la
vita o la morte della bella Virginia, figlia di un aristocratico in bancarotta.
Sullo sfondo - ma lo sfondo a volte può diventare un personaggio perfino più
importante degli altri – sullo sfondo una Sicilia dalla bellezza spaventosa,
dai paesaggi sconfinati e quasi astratti, nel bel mezzo di un periodo storico
tra i più sanguinosi e controversi della storia contemporanea.
Con una
trama semplice e solida, personaggi forti e narrazione agile e brillante, il
romanzo “L'Eroe di Paternò” di Paolo Pintacuda (Ed. Il Palindromo) scandaglia
umori, dinamiche e atmosfere del periodo post-unitario in Sicilia. L'autore, 41
anni, di Bagheria, è uno sceneggiatore che nel 2010 ha vinto il prestigioso
premio Solinas, quello che ha lanciato,
per dire, il talento di Paolo Sorrentino e che ha regalato al cinema italiano
perle come Parenti Serpenti, I Cento Passi e Marrakech Express. Pintacuda, da
par suo, è uno che il cinema ce l'ha
sempre avuto nel sangue e nel destino: suo padre è infatti quel Mimmo
Pintacuda, fotografo e proiezionista, che ispirò Tornatore per il personaggio
di Alfredo in Nuovo Cinema Paradiso.
Tanto
cinema, si, e ora pure questo romanzo. Il suo primo romanzo, che è insieme
cinema e letteratura. Parole-immagini per raccontare una Sicilia eterna e
contingente, la Sicilia maledetta e irredimibile di sempre ma anche la Sicilia
del 1866, quella dell'esplosione del brigantaggio, della renitenza di massa
alla leva obbligatoria, delle rivolte popolari più o meno organizzate e delle
feroci repressioni del neonato Stato Italiano. Un romanzo storico che prende
dichiaratamente a piene mani dall'immaginario Western, rileggendone i cliché
attraverso un'Isola che si presta benissimo al suo ruolo di territorio di
frontiera, mondo inesplorato, teatro di sperimentazioni politico-sociali e di
furori e movenze ancestrali.
L'ultimo -
stupendo - capitolo è ambientato durante le fasi finali della celebre “rivolta
del sette e mezzo” di Palermo, l'insurrezione armata durata appunto sette
giorni e mezzo (16-22 settembre 1866) che coinvolse il capoluogo e buona parte
della provincia. Quando, per fermare gli oltre 14mila insorti che si erano
impadroniti della città, il governo sabaudo decise per lo stato d'assedio,
mandò le truppe - guidate da Raffaele Cadorna - e ordinò ai soldati di sparare
sulla folla con i fucili e con i cannoni. Un massacro. Uno degli eventi più
traumatici che la Sicilia ricordi. E Palermo che si fece rappresentazione
plastica e orrorifica di contraddizioni storiche inestricabili. Quadri di
Garibaldi e di Vittorio Emanuele II sfregiati, buttati per strada e calpestati da
tutti, carabinieri linciati dalla folla, decapitati da boia improvvisati,
scaraventati giù dalle mura della città, appesi a ganci da macellaio, impiccati
ai lampioni come monito e come trofeo. E soprattutto tanti, tantissimi morti
sulla strada, “gente armata solo di panni rossi attaccati ai bastoni, effigi di
Santa Rosalia e qualcuno persino di una bandiera americana con le trentaquattro
stelle sull’angolo” ci racconta l'autore con le sue ennesime azzeccatissime
parole-immagini.
Nino Fricano
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